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Aggiornato: 9 ottobre 2025
Volgi a me gli occhi: volgi gli occhi e volgi il chiaro viso e le polite guance, le molli guance ad ogni aura tremanti, che fan tremar in me l'anima e i sensi di diletto, di voglia e di dolcezza. Ma qual'è quel diletto e quella voglia? Qual la dolcezza che sentir mi face il veder e l'udir le dolci labbra?
Tu hai una buona cera. Buon pro ti faccia. ARTEMONA. Cosí dice ognuno. Ma non lo credo lor, ché le mie gambe mi dicon quel ch'io son. CALONIDE. Di', per tua fé: come la fai con gli anni? ARTEMONA. Oh! bene, bene: ché passan via che non li veggio a pena; e mi fan cosí buona compagnia ch'altro dolor non ho sempre nel cuore se non che non stan meco o ver, partiti, non ritornan mai piú.
Ma se al tuo figlio con blandi colloqui, pieni di mille apoftegmi e auree sentenze, l'ammoniva che tutto era frustratorio, che gli ultronei piaceri s'amplexano e fan parvipendere ogni animadversione, mi insultava e minitava; che potea far io decrepito e micròpsico, che appena la fluctuante anima hos regit artus? bisognava succumbere. Però perpendi il mio animo insonte e la bona qualitas mentis.
Le morte bellezze non fan più soffrire nessuno; possono consolare, artisticamente evocate, in un poema, in una statua, in un quadro. Che follìa, del resto, il soffrire per quelle nobili matte! Non val meglio ammirarle, per ciò che in esse è stato, ed è tuttavia, di veramente divino?
Paragonate quei liberi popoli coi discendenti di Leonida e di Bruto e questi troverete curvi sotto l'abitudini del servilismo e del continuo timore che fan pesare sovr'essi i due papi di Stamboul e di Roma. Stamboul, Costantinopoli.
Quando c'è la neve indurita, si fan le corse sulle slitte. Ogni famiglia ne ha una, e all'ora della passeggiata si vedono uscire a centinaia. Passano volando in lunghe file, a due, a tre di fronte; alcune della forma di conchiglia, altre di cigni, di draghi, di barche, di cocchi, dorate e variopinte, tirate da cavalli coperti di ricche pelliccie e di drappi magnifici, colla testa ornata di pennacchi e di nappe e gli arnesi tempestati di chiodi scintillanti; e portan signore vestite di martora, di castoro e di volpe di Siberia. I cavalli scuotono la testa circonfusa dai vapori della traspirazione e la criniera imperlata dal gelo; le slitte saltellano; la neve vola all'intorno simile ad una schiuma d'argento, e il treno splendido e sfrenato passa e dispare come un turbine muto sopra un campo di gigli e di gelsomini. Di notte, quando si fan le corse colle fiaccole, quelle migliaia di fiammelle che volano e s'inseguono per la citt
Vegna ver’ noi la pace del tuo regno, ché noi ad essa non potem da noi, s’ella non vien, con tutto nostro ingegno. Come del suo voler li angeli tuoi fan sacrificio a te, cantando osanna, così facciano li uomini de’ suoi. D
Giunti ne la vallea, trovan tre donne che fan quel duolo, assai strane in arnese; che fin all'ombilico ha lor le gonne scorciate non so chi poco cortese: e per non saper meglio elle celarsi, sedeano in terra, e non ardian levarsi.
Tra speranzoso e incredulo Giustin quel libro afferra: Le carte eran profetiche Che a tutti error fan guerra, Che svelan ne' primordii D'umanit
Pallido il viso, largamente scollata in alto la veste, stretta in basso per fascette che a tante grazie ammezzano il respiro, ed a chi guardi fan sognare voluttuose penombre, queste regine della nobilt
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