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Aggiornato: 21 giugno 2025
Stanca dalle faccende del giorno la famiglia di Manfredi era andata a trovare il sonno, che da molto tempo non iscendeva invocato su le palpebre dei suoi signori.
Otto giorni dopo, il mio amico era in grandi faccende. Mi chiamò a sè e mi recai nella sua abitazione. Lo trovai in mezzo ad una faraggine di mobili e di tappeti. Appena mi vide, mi venne incontro il suo volto spirava la gioia. Raccomandò a Charru
Sono sei giorni che non vi fate vedere nella mia tenda, amico caro, e cominciavo a temere che vi fosse accaduta qualche disgrazia. Non ancora, generale, disse O'Donovan, sorridendo. Ho fatto una escursione agli avamposti per vedere come vanno le faccende. E che avete veduto?
È un brav'uomo, rispose Maddalena, un povero trovatello che mio suocero ha tolto con sè, per fornire i lavori più gravi, che egli, co' suoi sessant'anni sulle spalle, non potrebbe più fare. Ah, quando ci è mancato il Sandro, si è perduto ogni cosa. E come vanno le vostre faccende?
Per consegnarsi della moneta dalla zecca di Napoli ad Arrigo de Riso da Messina fedele del re, ec. Ibid., fog. 31, a t. Detto, ultimo aprile. Mattheo de Riso militi statuto super recollectionem presentis donj in Aversa. Ibid., fog. 66. Detto, 2 maggio. Henrico de Riso de Messana militi, per altre faccende di re Carlo. Ibid., fog. 66.
Moschettati per traditori, tutta Torino aveva parlato di loro; ma adesso in casa alla marchesa se ne parlava ancora, come tra persone che nelle faccende dello Stato avevano molto a ridire.
La vergogna di Michele era grande; e fu più grande ancora, quando gli risovvenne di tutti i discorsi fatti col Bello nell'osteria degli Amici. Le sue ciarle e le faccende domestiche spiattellate al Garasso, non gli parevano la cosa più bella del mondo. Egli non sapeva perchè, ma in fondo al cuore gli doleva di aver detto tanto, e, come dicono a Genova, gli prudeva la coscienza.
Bene; ripigliò il padre Prospero; eccomi dunque a prendere la mia parte. Scusate; replicò quell'altro; si tratta di gravi faccende; e voi... siete ancora novizio. Il padre Prospero fu colpito da quella osservazione, altrettanto giudiziosa quanto inaspettata. È vero, perbacco! diss'egli. Sono ancora novizio e non ho voce in capitolo. Vuol dire che non ci sar
Era questi il peggiore ribaldo che si potesse immaginare. Adolescente, aveva bazzicato più assai nell'ergastolo che non nelle scuole; per contro, sapeva leggere, scrivere, e far d'abbaco, poi, come un provetto ragioniere. Nei ritagli di tempo che gli avanzavano dalle sue faccende, il Guercio leggeva volentieri, e mai di politica.
«Basta, veniamo all'essenziale. Sono a Genova, e in villeggiatura per ora non fo conto di tornare. Antoniotto ha da sbrigar qui certe sue faccende; io ci ho le mie compere di Parigi da mettere in ordine; insomma, si rimane in citt
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