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Aggiornato: 28 maggio 2025


Io so amarti anche da lontano. Senza soffrire della lontananza? Senza soffrire. Avendo un'altra amante, allora? arrivavo a dire, io, esasperata. Non commettere sacrilegio, cara. Io non adoro che te. Così, a traverso le sfere, come le stelle? Così replicava lui, con tanta nobilt

D'altra parte una nuova lotta sorgeva ora nell'animo suo, fra l'indignazione esasperata da quella sfacciata ipocrisia, e un desiderio violento fino allo spasimo, di negar fede ai suoi propri occhi. Non l'avete visto? No balbettò con voce sorda la moglie di Sandro.

Allora un acuto clamore dominò sul terribile frastuono delle acque... Un ciclone avea dunque lanciato, dall'alto d'un promontorio, fra le mascelle scellerate del mare, immense mandre di iene che s'azzannavano rabbiosamente a vicenda?... . . . . . . . . . . . . . . . . . Era invece oh! terrore! il grido d'acciaio verdastro, che lanciano al cielo i naufraghi sublimi caduti giù dalla prua di diamante delle galere ideali!... Era la vostra voce esasperata d'amore, o naufraghi sublimi che navigaste un giorno sugli abbaglianti gorghi delle Vie lattee, da un firmamento all'altro, verso lo Zenit!...

Due anni dopo ero stufo di calze come di Dante. Lavoravo per ammazzare il tempo. La mia anima trambasciata non era più nel lavoro. Era la praticaccia che me lo faceva fare ancora con del gusto. Incominciavo a credere, col mio compagno, che sciupavo il tempo nel mestiere della vecchia sdentata che assecchisce sotto la cappa del camino. L'abitudine del movimento aveva resa inutile la mia attenzione. Così il mio pensiero sbrigliato mi ripiombava, di tanto in tanto, a filosofare sulla mia incommensurata disgrazia. Maledivo e stramaledivo il mio difensore governativo, l'avv. Alfonso Alberosa, che mi aveva strappato dall'ultimo supplizio. Quante volte mi sono augurato ch'egli fosse stato afono! Non mi avrebbe salvato il collo. Pazienza. Allora avevo paura di morire. Nel Castellaccio, invece, sognavo la morte. La privazione della vita, credetelo, non è il massimo dei castighi. La condanna a vita , che è peggiore della morte esasperata, inasprita dagli ordigni che lacerano e squartano, e lasciano appesi come un quintale di delinquenza! Beccaria assassino, tu sei stato il più iniquo degli scrittori penali italiani. La tua è stata una vendetta, una atroce vendetta. Tu hai voluto sottrarci al carnefice per inebriarti dei nostri tormenti. Se la libert

Cosa vuol reclamare? domandò il Capo, con un certo fare un po' bonario, un po' canzonatorio all'aspetto bicromatico del signore. Io piuttosto potrei reclamare contro di lei che è sceso dal treno in moto. La sua macchina mi ha rovinato! esclamò il giovane con voce esasperata. Il capo-stazione lo guardò: le sue labbra sorrisero, tutta la barba sorrise. Infatti disse è un pochino sudicio.

Ma no, ma no insisteva Giuliana, opponendosi non ti spaventare, mamma, che non è nulla.... Io vado a Tussi con la carrozza a prendere il medico propose Federico. Tra mezz'ora son qui. No, Federico, no! gridò Giuliana; quasi con violenza, come esasperata. Non voglio. Il medico non può farmi nulla. So io quel che debbo prendere. Ho tutto, su. Andiamo, mamma. Dio mio! Come v'allarmate subito!

Epperò cercava di farla parlare, provocandola con la sua solita petulanza. Quand'ebbe finito di dar ordine, Maria si asciugò le mani e, rimessosi il fazzoletto in capo, s'apprestò ad uscire. Dove andate? gridò la Virginia esasperata. Perchè non parlate?... Che vi si è fatto?... Sorniona!...

La sua immaginazione esasperata dal lungo patimento tremava dinanzi a misteriose figure, sotto certi soffi freddi, che le gelavano tutto il sangue, mentre quella saletta a poco a poco si mutava in un sotterraneo di prigione, dalla quale non sarebbe più uscita. La mamma non le aveva ancora scritto. Dov'era? Che cosa le era accaduto?

Il gamba di legno! gridano gli operai, indicandosi l'un l'altro il sorvegliante. Viene da Castellanzo! È stato il Garibaldi, il gamba di legno a chiamare il delegato, la forza! Una parola sola, una parola sinistra serpeggia, corre, divampa fra quella moltitudine assetata di sangue, esaltata, esasperata contro i padroni, contro i ladri. La spia! La spia! La spia! Vendichiamo il Francia!

Oh, Tullio, Tullio, soffocami, fammi morire! Non posso, non posso, intendi?, non posso più reggere; non voglio più soffrire. Ella gridava esasperata, guardandosi intorno con occhi di pazza, come per cercare qualche cosa o qualcuno che le desse l'aiuto che io non potevo darle.

Parola Del Giorno

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