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Aggiornato: 11 giugno 2025


CAPITANO. Meglio per loro; ché non avea pelo indosso che non gridasse carne e sangue, ché giá di farne un scamazzo di loro l'ira m'era salita insino al naso. DULONE. Su, che badiamo? ERASTO. Tacete, vo' far il segno alla balia: fis, fis. CAPITANO. Questa non è la casa di Amasia. ERASTO. È di Cintio, che per un tragetto che abbiam fatto tra l'una casa e l'altra viene a ritrovarmi: fis, fis.

CAPITANO. Come può esser ciò vero, se la domenica a notte fu ad un festino d'una sua vicina ed io fui sempre seco? penso che ciò l'arai sognato. ERASTO. Per vincer cosí perfida tua ostinazione e ché non dichi se ciò sia vero o no, questa notte vo a dormir seco e voglio che tu me la veda in braccio con gli occhi tuoi. CAPITANO. Quando vedrò questo, la disgraziarò: a me non mancano innamorate.

ERASTO. Vorrei poter sodisfar l'obligo di quanto fate per amor mio. CINTIA. E se non lo fo per amor vostro, per chi lo debbo far io? ERASTO. Ma dimmi, Cintio mio, tutte le paroli e che ti disse del venir alle due ore di notte e del comparir su la fenestra; ché non potei intender ben bene il tutto.

Ma io dubito che voi siate come colui che ha la febre al cervello, che vede una cosa per un'altra. Dice madonna Pandora ch'ella non vi conosce, che non ha ventre gonfio per pensiero; e voi dite che è vicina al parto. ERASTO. Pandora deve esser qualche porca come tu sei: vi sète accordati insieme per farmi cadere in odio Cintio.

CINTIA. Se voi mi vedete di rado, io vi vedo ben spesso ad ogni ora che voglio, e vi son sempre appresso come ve ne accorgerete alcun giorno. ERASTO. Ditemi di grazia, è vera tanta difficoltá, che vi pone Cintio, quando io vo' venire a vedervi?

Io fingo con una mia balia d'adoprarmi in suo servigio; e dopo alquanti giorni gli fo intendere da parte di Amasia che, quando volesse sposarla, gli darebbe in preda se stessa e l'amor suo. Erasto accetta l'invito contentissimo: cosí cominciossi a trattar del modo.

ERASTO. Perché tu non avesti mai bontá fede, col paragon del tuo animo fai giudicio degli altri e pensi sia qualche traditore. DULONE. Io non lo penso ma lo credo. ERASTO. A che te ne sei avvisto?

CINTIA. Fusse pur cosí che lo diceste col core e non per complemento con parole di cerimonie! ERASTO. Mi sia cavato il core se non lo dico con tutto il core! CINTIA. Volendo voi favorir i miei amori, son gionto a quel segno a cui son volti tutti i miei pensieri. ERASTO. lo non m'offerisco di nuovo, accioché non ponga in compromesso quello che vi ho offerto da prima.

Se Lidia non l'amerá da vero, farò con alcun inganno che l'ami. «Chi non rubba non ha robba»; «Con arte e con inganno si vive la mettá dell'anno, con inganno e con arte si vive l'altra parte». ERASTO innamorato, CINTIA. Dove si va, Cintio mio caro? CINTIA. Cercando di voi. E voi?

ERASTO. Signora mia, poiché questa è la prima volta che le parlo di giorno e la prima che Vostra Signoria mi favorisce della sua vista, la prego a far questo ufficio un poco piú spesso. CINTIA. Il farò sempre che conoscerò che il vedermi vi apporti piacere. ERASTO. Come volete che non mi apporti piacere, se non per altro ho caro questi occhi che per vedervi?

Parola Del Giorno

s'alceste

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