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POLISENA. Or poiché l'amate tanto, vostra sia; e farò che don Ignazio ve la conceda. DON FLAMINIO. Con una medicina mi sanarete due infermitá, di amore e di gelosia; e vi arò sempre obligo delle due vite che mi donate. DON IGNAZIO. O madre, non vi promettete tanto di me, ché ancorch'io volessi non potrei. POLISENA. Ben potreste, . DON IGNAZIO. E s'avesse il potere non avrei il volere.

NEPITA. Parla presto, non mi far stare piú sospesa, non mi far consumare. ESSANDRO. Prestami l'orecchia. NEPITA. Eccole tutt'e due, te siano donate. ESSANDRO. Tu pensi ch'io sia femina, e io son maschio. NEPITA. E può esser questo vero? ESSANDRO. Come ascolti, e si può toccar la veritá con la mano. NEPITA. Come non m'hai fatto prima toccar con la mano questa veritá?

E, se occorresse anco ch'alcun prencipe volesse far fare de' suoi ori ed argenti alcune sorti di monete, o grandi o picciole, per qualche sua intenzione, fará di bisogno ch'egli osservar faccia, in cosí farle, gli ordini proposti; imperoché, se dette monete saran poi da lui donate o spese, tutto ciò anco riuscirá a beneficio ed utile in universale, se ben le avesse fatto fare per commodo o interesse suo particolare.

Maledictus homo qui negligit honorem suum! CORONA. Dio pur volesse che la vergogna fusse di lui solo! PAOLA. So male che responderti, non t'intendendo ancora: dimmi, ha commesso qualche adulterio? CORONA. Grandissimo. PAOLA. È di carne... Ma in che modo? CORONA. Qual trovasi maggior adulterio essere che de lo ingegno suo pellegrino, che de le tante lui grazie dal ciel donate usarne male?

Il satirello guata tre ninfe nude al rio intorno: or mai l'amata tutta vagheggia: o grata vista! Va il mormorio dell'acque e par sospiro. Se il ruscello sospira sospira in verso al mare. E se l'amor delira, è per fame d'amare. E il satirel s'asconde timido e titubante: o belle membra all'onde donate, o chiome bionde capricciose al sembiante! E il satirel sospira.

ATTILIO. Madre, ciò facendo vi arò piú obligo che della vita che donato mi avete, quando mi partoriste; ché, amando costei piú dell'istessa vita, donandomi costei, mi donate la vera vita. TRINCA. Ma bisogna, padrona, quando v'incontrate, usar quelle accoglienze come si fosse la propria Cleria vostra figlia; e dimandandovi di alcune cose, le sappiate rispondere e, di quelle che non sapete, tacere.

Non voglio che sentiate così! Ludovico Voi non siete la mia coscienza. Lasciate che essa mi si ribelli, se può. La ribellione vostra è inutile! Elena Ah, io non sono riuscita nemmeno a esservi veramente amica visto che la mia persona non ha nessun potere su voi! Ludovico Voi mi donate qualche minuto di sollievo, e questo è gi

FORCA. È vero che mi donate sempre, ma una intrata di cinquanta bastonate il giorno: ché servendovi o disservendovi, senza mirar dove date, alla luce, all'oscuro, con ogni cosa che vi trovate in mano, mi fate piovere adosso una tempesta di bastonate traditore, che non è ora che non abbia da stridere sotto le vostre mani.

Oh scellerato pensiero, oh disonesta opera, oh miserabile esempio e di futura ruina manifesto argomento! In luogo di quegli, ingiusta e furiosa dannazione, perpetuo sbandimento, alienazione de' paterni beni, e, se fare si fosse potuto, maculazione della gloriosissima fama, con false colpe gli fûr donate.

Urbano VIII. si spinse a tale enormezza, che parve a molti, ed a me pure esagerata; ciascheduno dei tre nipoti gratificò con 100 mila scudi di rendita, compreso il padre Don Carlo; oltre questo occorre scritto in più parti, come le somme donate dal Papa alla sua famiglia toccassero il valsente di 105 milioni di ducati. E' sembra che anco al Papa così immane spreco stesse su la coscienza, sicchè elesse certa commissione per esaminare se si avesse a correggere: la Commissione scrisse con una mano avesse facolt