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Aggiornato: 1 giugno 2025
Dicevate.... ripigliò il re, deponendo il foglio, e tornando alla sua calma, senza smettere del tutto il cipiglio, dicevate del governatore di San Domingo, non è vero? Ebbene, sappiate quel che io ne penso. Don Nicola Ovando è un fervente cristiano. Gliene fa obbligo la religione di Alcántara, ond'egli è un insigne ornamento. Se ha usato severit
Così si è messo il coltello alla gola d'un povero gentiluomo, straniero di nascita, ma vissuto parecchi anni ai servizi di Castiglia. E si aspetta da San Domingo la prova che la contessa di Lavagna non sia stata suddita Spagnuola. E si aspetta da Genova la prova che sia veramente la moglie del conte Fiesco.
Uccide? sclamò il duca raddrizzandosi. Uccide continuò il dottore come le emanazioni del manzanillo di Surinam e della camoeladia dentata di San Domingo. Triller, che
Iddio lo vide, e quanti avevano orecchi a San Domingo lo seppero; aggiunse il Fiesco. Lo seppero, prima che i loro occhi vedessero la tempesta da Voi annunziata imminente. Ciò che fu saputo e visto laggiù, non rimase ignoto in Castiglia; ne è giunta notizia anche a lei, non dubitate.
E non dico per questo che voi ora pensate; replicò il capitano Fiesco. Dico che anche essendo partito col vostro bravo congedo, vi siete allontanato da San Domingo insalutato hospite. E l'ospite era il governatore, che può aver notata la cosa. Il congedo, poi, era soltanto a voce. Insomma, vi dico che non è bene per voi venire laggiù, e meglio sar
"Fu questo assai buono espediente, al cui felice successo aiutò la nessuna cognizione di quei naturali intorno ai moti degli astri, e alle ragioni per cui talvolta si ecclissano il sole e la luna; eventi celesti che essi stimano accadere a danno degli uomini. Nè io mi starò a lodare con molte parole l'accorgimento del signor Almirante, bastando il considerare che con esso egli ebbe provveduto alla salvezza di tanta gente cristiana, quantunque per sedizioni e turbolenze continue così poco meritevole delle sue cure paterne. Indi a pochi giorni giungeva alla spiaggia di Maima la canòa di Bartolomeo Fiesco, che prima non aveva potuto, per ragioni gravissime, le quali partitamente si diranno più sotto, non volendo io interrompere con privati accidenti, comunque maravigliosi e terribili, il racconto delle cose che riguardano il grande Navigatore genovese e le fortunose vicende del suo quarto viaggio. Accolto a festa dal signor Almirante, recava il Fiesco novelle del Mendez, da lui lasciato a San Domingo; novelle non liete, le quali il signor Almirante non stimò di far conoscere ad altri; che anzi, a tutti i ritornati della canòa fe' giurare il segreto. Le novelle erano queste, che dopo tanti mesi di preghiere, tenuto quasi sotto custodia dal governatore, il Mendez non aveva potuto ottenere i navigli da condurre alla Giamaica, nè la licenza di trovarne egli stesso, pagandoli coi denari del signor Almirante; donde appariva chiaro il bieco proposito del gran commendatore d'Alcántara, di far perire Colombo e di oscurarne la gloria. Ma forse in tal proposito non avrebbe egli potuto durare, poichè il Fiesco gli era fuggito di mano, e certamente, Dio permettendolo, sarebbe giunto ad informare il signor Almirante di tutte quelle macchinazioni della brutta invidia e malvagit
Si trattava d'oro, infatti; oro a mucchi, in pagliuole ed in polvere, da tuffarci dentro le braccia fin sopra il gomito; oro ad ogni piè sospinto, a colonne, a pilastri, a scaglioni, a piramidi; oro a bizzeffe, in quel paese di Veraguas, dove bastava smuovere un pochettino le zolle, per trovar le radici degli alberi affondate in quel coso giallo lucente; oro nel fiume dello Yaque, presso San Domingo, ove del prezioso metallo non erano fatte solamente le arene del fondo, ma i ciottoli delle due rive, e i massi e le scogliere delle svolte.
Anche don Garcìa avrebbe voluto seguire il padrone e accompagnare il conterraneo; tanto più che si approdava a Barcellona. Sosteneva di poter rientrare senza pericolo in Ispagna, avendo lasciato San Domingo col suo bravo congedo, per anzianit
Non tutti; riprese il Fiesco. Vedo che Ovando e Bovadilla sbadigliano. Del resto, per continuare a leggere, bisognerebbe che n'avessi materia. E sono rimasto qui, non avendo per l'altro che un guazzabuglio di appunti. Debbo ancor raccontare mezzo mondo di cose: come e quando ci giunse la nave comperata dal Mendez, e un'altra mandata per vergogna dal gran commendatore di Alcántara; come si partì finalmente il 28 giugno dalla spiaggia di Maima, un anno e quattro giorni dopo averci dato in secco per nostra salute; come si giunse il 13 agosto nel porto di San Domingo, dove il nostro grande e sant'uomo ricevette senza perdere la pazienza le mendicate giustificazioni e le false proteste d'amicizia dell'Ovando; mentre a costui doveva scusarsi Bartolomeo Fiesco, per quanta poca voglia ne avesse, dell'essersi allontanato da San Domingo, senza prender commiato da quel suo svisceratissimo amico; intanto che un bel mozzo tinto di carbone la faccia e le mani, un frate francescano più soldato che frate, e un certo don Garcìa travestito da marinaio e più nero del mozzo, si tenevano prudentemente sotto coperta. Come Dio volle, uscimmo da quella trappola il 12 settembre, dopo essere stati un mese coll'anima in soprassalto, per passare cinquantasei giorni sempre sospesi tra morte e vita, da San Domingo nel nuovo mondo a San Lucar di Barrameda nel vecchio. Che mare, vi ricordate? Cristoforo Colombo non l'ebbe mai peggio in sua vita. Ed anche si può dire che l'Atlantico serbasse i suoi furori solamente per lui, non lasciandogli, salvo nell'approdo a Guanahani, un giorno intiero di pace. Agli altri navigatori sempre mare tranquillo, e vento in fil di ruota! È giusto, dopo tutto. Quello è il grand'uomo, epico e tragico ad un tempo; debbono dunque esser sublimi di angosce mortali tutti gli accidenti della sua vita. Gli altri sono i curiosi che vanno sull'orma, i mediocri che seguono il solco tracciato da lui. Cabral, d'Ojeda, Vespucci, Cabotto, ed altri, quanti siete o sarete, che la fortuna mander
Io lo argomento dall'ira che don Francisco serbò sempre viva contro don Cristoval. Rammentate con quale accanimento perseguitasse egli il suo rivale fortunato? rammentate le catene di San Domingo? Ah, le orribili catene, che hanno stretti i polsi dell'uomo grande e giusto!... E fu un Bovadilla, lo sgherro!... Calmatevi, signora! disse il capitano Fiesco.
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