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Come l'aveva accolto nel primo momento, in cui era entrato in casa sua, Mattia aveva continuato a trattarlo costantemente, studioso di delicate sollecitudini, antiveggente d'ogni suo desiderio, mostrando, più che piacere, ambizione nel provargli come egli fosse l'ospite graditissimo della famiglia. In coteste amabili dimostrazioni Mattia non ispendeva forme e frasi mendicate.

Non tutti; riprese il Fiesco. Vedo che Ovando e Bovadilla sbadigliano. Del resto, per continuare a leggere, bisognerebbe che n'avessi materia. E sono rimasto qui, non avendo per l'altro che un guazzabuglio di appunti. Debbo ancor raccontare mezzo mondo di cose: come e quando ci giunse la nave comperata dal Mendez, e un'altra mandata per vergogna dal gran commendatore di Alcántara; come si partì finalmente il 28 giugno dalla spiaggia di Maima, un anno e quattro giorni dopo averci dato in secco per nostra salute; come si giunse il 13 agosto nel porto di San Domingo, dove il nostro grande e sant'uomo ricevette senza perdere la pazienza le mendicate giustificazioni e le false proteste d'amicizia dell'Ovando; mentre a costui doveva scusarsi Bartolomeo Fiesco, per quanta poca voglia ne avesse, dell'essersi allontanato da San Domingo, senza prender commiato da quel suo svisceratissimo amico; intanto che un bel mozzo tinto di carbone la faccia e le mani, un frate francescano più soldato che frate, e un certo don Garcìa travestito da marinaio e più nero del mozzo, si tenevano prudentemente sotto coperta. Come Dio volle, uscimmo da quella trappola il 12 settembre, dopo essere stati un mese coll'anima in soprassalto, per passare cinquantasei giorni sempre sospesi tra morte e vita, da San Domingo nel nuovo mondo a San Lucar di Barrameda nel vecchio. Che mare, vi ricordate? Cristoforo Colombo non l'ebbe mai peggio in sua vita. Ed anche si può dire che l'Atlantico serbasse i suoi furori solamente per lui, non lasciandogli, salvo nell'approdo a Guanahani, un giorno intiero di pace. Agli altri navigatori sempre mare tranquillo, e vento in fil di ruota! È giusto, dopo tutto. Quello è il grand'uomo, epico e tragico ad un tempo; debbono dunque esser sublimi di angosce mortali tutti gli accidenti della sua vita. Gli altri sono i curiosi che vanno sull'orma, i mediocri che seguono il solco tracciato da lui. Cabral, d'Ojeda, Vespucci, Cabotto, ed altri, quanti siete o sarete, che la fortuna mander

Dopo i giuramenti del re, le ancelle, mendicate alcune scuse, destramente si ritirano e lasciano libertá agli amanti. La vergine. trovandosi sola con un uomo, diventa timida oltre l'usato, china gli occhi, accusa di tradimento le compagne, e vorrebbe partire anch'ella. Dushmanta gentilmente le si oppone. Ed ella: Lasciami, lasciami andare, te ne scongiuro. Oh destino mio infelice!