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' dunque il fructo del Sangue a le tue creature: pone nella bilancia el prezzo del sangue del tuo Figliuolo, acciò che le dimonia infernali non ne portino le tue pecorelle. Oh! tu se' pastore buono, che ci desti el Pastore vero de l'unigenito tuo Figliuolo, el quale, per l'obbedienzia tua, pose la vita per le tue pecorelle e del Sangue ci fece bagno.

Però che tu se' solo colui che se'; e l'essere e ogni grazia, che hai posta sopra l'essere, ho da te, che mel desti e dái per amore e non per debito. O dolcissimo Padre, quando l'umana generazione giaceva inferma per lo peccato di Adam, e tu le mandasti el medico del dolce e amoroso Verbo, tuo Figliuolo.

Sedea vicerè in Sicilia da molti anni, e governava le Calabrie, Pietro Rosso o Ruffo. L'imperator Federigo da vil famigliare l'avea levato a' sommi gradi, com'avviene in corte a' più temerari e procaccianti. Pensò Corrado che per opera di costui gli fosse rimasa in fede la Sicilia nei turbamenti desti alla morte di Federigo; onde il fe' conte di Catanzaro, gli prolungò il governo, e crebbegli la baldanza: chè superbamente ei reggeva, a nome del re, a comodo proprio; fattosi trapotente per dovizie e clientela, da osar disubbidire a faccia scoperta lo stesso monarca. Pertanto alla morte di Corrado, a' rivolgimenti che seguitarono, duravane i primi impeti il conte di Catanzaro, e una certa autorit

ESSANDRO. Che isconsigliato consiglio fu quello che tu mi desti! PANURGO. Chi avesse potuto pensare che avessero voluto venir cosí presto? ESSANDRO. Aiutami, ch'io moro! PANURGO. A che voleti che vi aiuti, a dolervi? ESSANDRO. Oimè! PANURGO. Oimè! MORFEO. Oimè! ESSANDRO. Oimè, che mi moro di dolore! PANURGO. Oimè, che mi moro di dolore! MORFEO. Oimè, che mi moro di fame!

CURZIO. Vien fuori e piglia la cappa; e spácciati. Che cosa fai? RUFINO. Andiamo. Io sono in ordine. CURZIO. Dimmi un poco, or che me ricordo: parlasti tu mai con la serva di Iulia? RUFINO. Io vel dissi pur iersera; ma voi non me ci desti orecchie. CURZIO. Io avevo altro in capo, a dirti el vero. Ma pur, che ti disse? RUFINO. Ella è mezza contenta; e spero... Basta. CURZIO. Come mezza contenta?

Io desideravo che tu satisfacessi a la promessa la quale facesti a me; e tu desti molto piú, dando quello che io non sapevo adomandare. Unde io cognosco veramente in veritá che 'l cuore dell'uomo non sa tanto adimandare desiderare quanto tu piú dái; e cosí veggo che tu se' colui che se', infinito e etterno Bene, e noi siamo coloro che non siamo.

E non l'hai tu tutti e due? Vas. Cat. Zitta, sta buona: se desti la bimba, sar

Era un canto di grazie; era un concento Che nel vespro nebbioso si perdea; Le foglie e i fior caduti, a cento, a cento Lo ripetean. Dicea: "Ave, o Signor, che ci desti la vita, "Che loto ed aria quaggiù ci mettesti! "Possente Iddio, la tua bont

La fanciulla ridivenne pensierosa: aveva temuto un rabbuffo e quella condiscendenza le dava adesso una nuova emozione. Vado, . Porta teco il lume, lo lascerai in fondo alle scale. No, quel signore non ha chiusa la porta perchè non ne ho udito il tonfo. Giù al primo piano gli Arrighi, che sono sempre desti, se ne saranno accorti.

Per quanto codest'uomo che abbiamo innanzi sia degno del più profondo disprezzo, e considerati i danni irreparabili che recò a tanti buoni, ne desti orrore e raccapriccio, pure sarebbe un dissimulare con noi medesimi, se si negasse che quest'uomo, come uomo, non possa destare alcun moto di compassione pensando alla sua condizione orribile. Ogni qualvolta che un cuore si spezza sotto i colpi di una sventura inaspettata, e lo spirito è disfatto da un'angoscia insopportabile, chiunque pur sia l'uomo, nel quale un simil fatto si verifica, avr