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Vi sono anche, all'incontro, parecchi individui d'un eccessivo rigorismo per la maggior parte delle donne, e non comprendono la donna che in mezzo alle ricchezze, all'eleganza, alle dovizie; tutte le altre per loro sono sciupate e ripugnanti. Ben presto però la follia s'impadronisce di essi.

Dieci bolgie: i lusinghieri, adulatori, simoniaci, indovini, barattieri, ipocriti, ladri, mali consiglieri, seminatori di scandalo, falsari. I simoniaci han volto le piante de' piedi in su per lo ritroso loro affetto, sommettendo le spirituali dovizie della misericordia alle terrestri ricchezze.

E siccome Luisa, punta dalla sottile allusione al suo umile lignaggio, stava per rispondere con vivezza, l'astuto vecchio, che bene se ne accorse dal colore vermiglio che le si diffuse su per le guance, si affrettava soggiungere con voce soavissima: Molto più che avendo voi sortito onesti natali, e predicandovi la fama valorosa donna, io non avrei trovato ragionevole causa per oppormi a queste nozze. Neppure avrebbero fatto ostacolo le mediocri sostanze della vostra famiglia sia perchè la mia casa non ne abbisogni, sia perchè la fortuna faccia delle ricchezze come il mare delle acque, che ne cuopre e ne discuopre i lidi senza posa; e a me talentò sempre piuttosto virtù senza danaro, che dovizie con superbia, con malignit

«Mortificatevi, digiunate, astenetevi» dite voi, per la maggior gloria di Dio! «Al prete, bocconi squisiti e vezzose donzelle». E non sono essi Ministri di Dio? perchè dunque debbono essi privarsi delle dovizie del mondo, come voi altri cretini!

Non ti spaventare, lettor benigno; non temere che noi vogliamo qui tracciare il pendio, per cui l'Italia passò dal dominio dei Visconti sino a quello di Napoleone: il cenno fatto di lui non è che una delle tante e troppe digressioni del nostro racconto, alla quale ci recò la menzione di quel palazzo. Poco prima dei tempi da noi descritti, era stato, con isplendidezza pari alle loro dovizie, fabbricato dai signori Pusterla per villa suburbana; abbellito di tutti gli artifizj, onde allora si sapesse far lieta una casa campestre; giardini con ogni maniera di belle piante e rare, bei poggi di vigne, grotte, zampilli e ruscelletti da lungi condotti, davano amenit

Tra molli ozii intorpidivano i ricchi, d’altro non curanti se non di ciò che meglio assicurasse il quieto lor vivere col godimento, per chi ne avesse, di titoli e di fasti. Carezzavali il Governo e, come per compenso, ne ricavava forza, che alla sua volta su di essi rispecchiava e profondeva. Del ceto civile, gl’impiegati sbarcavano placidamente il lunario guardandosi dal far cosa che potesse dispiacere ai superiori o compromettere l’ordine interno; ed i professionisti grossi e piccini dalle dovizie delle case nobili, dai piati dei litiganti e dalle amministrazioni delle comunit

Sedea vicerè in Sicilia da molti anni, e governava le Calabrie, Pietro Rosso o Ruffo. L'imperator Federigo da vil famigliare l'avea levato a' sommi gradi, com'avviene in corte a' più temerari e procaccianti. Pensò Corrado che per opera di costui gli fosse rimasa in fede la Sicilia nei turbamenti desti alla morte di Federigo; onde il fe' conte di Catanzaro, gli prolungò il governo, e crebbegli la baldanza: chè superbamente ei reggeva, a nome del re, a comodo proprio; fattosi trapotente per dovizie e clientela, da osar disubbidire a faccia scoperta lo stesso monarca. Pertanto alla morte di Corrado, a' rivolgimenti che seguitarono, duravane i primi impeti il conte di Catanzaro, e una certa autorit

Guardava dall'alto al basso la sindachessa, con certe occhiate tra la sfida e la compassione, e, guardandola, allargava con le dita gli orli del busto, sempre troppo stretto per contenere le dovizie del seno, che coll'altalena della respirazione faceva soffrire il mal di mare alla fotografia del signor Niso, che luccicava, legata in oro, sulle carni fresche e rosee della sposona.

Tutto muta!... E il chiostro or sembra, Per le grida e il chiasso eterno, Una bolgia dell'inferno! Quanti sogni!... Quanti fascini! Quanti inani desideri! Quante vacüe dovizie Di ipotetici forzieri! Quante inutili ambizioni Irte a mille umiliazioni! Quanto spreco di esistenze Per ridicole parvenze! Quanto fremer di battaglie Idëali in queste mura! Che splendor di luci incognite!

Prospero Farinaccio dormiva di un profondissimo sonno, rallegrato da gaie immagini di trionfi, di onori e di dovizie; e tutta questa piramide di rosee visioni gli appariva incoronata da un magnifico cappello da cardinale, ch'egli, per vezzo, scherzando depositava sopra le bionde trecce d'una femmina, la quale arieggiava nel sembiante il volto della Beatrice.