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dell'eterno Ideal, rapiti araldi, dell'Infinito l'armonia nel cuore fremer sentiamo: a nulla li smeraldi propizianti ed il febeo vigore irraggian la cesarie: andiam spavaldi a ricercare il Verbo dell'Amore. Andiamo, ed il pensier, muto d'Incanti, pei regni bui prosegue la tua via: non vivono, non palpitano i canti, ma senton Te, fatale Madre e Iddia.

Ed ora parliamo del Murillo col tuono di voce più soave che possa uscire dalla nostra bocca. Il Velasquez, nell'arte, è un'aquila; il Murillo è un angelo; il Velasquez s'ammira, il Murillo s'adora. Le sue tele lo fanno conoscere, come se gli si fosse vissuti assieme. Era bello, era buono, era pio: l'invidia non sapeva dove morderlo, intorno alla corona della gloria egli portava un'aureola d'amore. Era nato per dipingere il cielo. Aveva sortito un genio pacato e sereno, che si levava a Dio sulle ali d'una placida ispirazione; e però i suoi quadri più ammirabili spirano un'aura di modesta dolcezza, che desta la simpatia e l'affetto prima ancora che la meraviglia. Una semplice e nobile eleganza di contorni, un'espressione piena di vivezza e di grazia, un'armonia ineffabile di colori, sono ciò che colpisce a primo aspetto; ma più si guarda, più si scopre, e la meraviglia si trasforma a poco a poco in un sentimento dolcissimo di letizia. I suoi santi hanno un aspetto benigno, che rallegra e consola; i suoi angeli, ch'egli aggruppava con una maestria meravigliosa, fanno fremer le labbra dal desiderio dei baci; le sue Vergini, vestite di bianco e avvolte in un gran manto azzurro, con grandi occhi neri, colle mani giunte, sottili, flessibili, aeree, fanno tremare il cuore di dolcezza e gonfiar gli occhi di lagrime. Egli congiunge la verit

21 Se bene uso con gli altri cortesia, usar teco, Marfisa, non la voglio, come a colei che d'ogni villania odo che sei dotata e d'ogni orgoglio. Marfisa a quel parlar fremer s'udia come un vento marino in uno scoglio. Grida, ma per rabbia si confonde, che non può esprimer fuor quel che risponde.

Udiste il ciel di lunghe preci invano Lunga stagion percosso Perchè l'inesorata ignea caldura D'alcuna temperasse amica stilla, D'improvvisa favilla Corso ne l'ime sue viscere e scosso, In pria fremer lontano Su l'alida bassura, Poi da quella di nubi umida e scura Cortina che l'invade Scoscendere de l'acqua il fonte arcano? O dolcezza, o pietade!

Ed al fremer novello della luce ritorna alla sveglia l'uccello assueto al e s'adorna. Tal vale all'uom Prudenza; la notte posa e dorme. Ve', all'occidente torme vaghe fuggono: urgenza nuova spinge le cose. Ve' intorno, son le rose più rosse: ahimè! gi

Quando ne parlo cogli amici, senza accorgermene, faccio anch'io, come il Mirabeau di Vittor Ugo, un colossal mouvement d'épaules, e gonfio le gote e ingrosso a grado a grado la voce a somiglianza di Tommaso Salvini nella tragedia Sansone, quando con un accento che fa fremer la platea, dice che si sente ricrescer ne' nervi il vigore.

2 Sento venir per allegrezza un tuono che fremer l'aria e rimbombar fa l'onde: odo di squille, odo di trombe un suono che l'alto popular grido confonde. Or comincio a discernere chi sono questi che empion del porto ambe le sponde. Par che tutti s'allegrino ch'io sia venuto a fin di così lunga via. 3 Oh di che belle e sagge donne veggio, oh di che cavallieri il lito adorno!

Tutto muta!... E il chiostro or sembra, Per le grida e il chiasso eterno, Una bolgia dell'inferno! Quanti sogni!... Quanti fascini! Quanti inani desideri! Quante vacüe dovizie Di ipotetici forzieri! Quante inutili ambizioni Irte a mille umiliazioni! Quanto spreco di esistenze Per ridicole parvenze! Quanto fremer di battaglie Idëali in queste mura! Che splendor di luci incognite!

112 Come si senton, s'austro o borea spira, per l'alte selve murmurar le fronde; o come soglion, s'Eolo s'adira contra Nettunno, al lito fremer l'onde: così un rumor che corre e che s'aggira, e che per tutta Francia si difonde, di questo d