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Avete da considerare che tutto l'oro e l'argento, che dalle miniere giornalmente si cava, vien cosí cavato principalmente per utile, guadagno e ricchezza de' padroni di esse, con animo ed intenzione di farlo poi ridurre in danari sotto l'autoritá di un qualche re, principe o repubblica, per prevalersene per suo proprio e particolare interesse, come sarebbe in comprare mercanzie, far pagamenti, comprare palazzi e possessioni, o per spenderli in fare simili contratti, ed anche in altre cose, secondo i loro diversi appetiti; la qual loro intenzione di monetarli cosí procede, perché non possono di propria autoritá farli coniare, sebbene fossero fatti con tutte le debite qualitá, onde sarebbono giudicati per falsi, e questi tali verrebbono condannati come falsari.

Ma per lo contrario, a' di nostri, in tempo di guerra i falsari con piú animo battono ben essi monete false, perché minor difficoltá provano a spacciarle, trovandosi sempre negli eserciti, fra tanti uomini d'onore, qualcuno ancora di poca conscienza, che non solo s'accorda con li falsari a parte del guadagno per tener mano a questo indegno traffico e con l'autoritá militare spalleggiarlo, ma di quelli che esercitano eglino stessi la professione e, militando all'interesse, denigrano l'onorato titolo di soldato.

Ogni volta adunque che un principe batte moneta inferiore, o di rame schietto o di poca lega, e la fa valere piú dell'intrinseco suo valore, in modo che sia grande il guadagno che se ne può fare, egli si sottopone al pericolo che ne sia battuta della stessa sorte da' falsari, anche senza alterarne la bontá, e ne sia riempito a poco a poco il suo Stato; dal che nasce poi la penuria d'altre monete d'argento e d'oro e l'alzamento di quelle, con tutti i danni che ne vanno in conseguenza.

Pure, sia come si voglia, era grande al certo la quantitá de' sesini, quattrini e parpaiole nello Stato di Milano, moltiplicate eziandio da' falsari.

Perciò ha sempre prodotto ottimi effetti e nessun danno la moneta bassa di Bologna, che, sebbene tutta di rame, è però grossa e pesante, onde non ci trovano buon conto i falsari a lavorarne; e la sua grossezza fa che, quando ella fosse ancor accettata in Romagna ed altri luoghi, non è però se non scarsamente e solo per accidente asportata fuori: onde poca somma battuta serve lungo tempo agli usi del popolo; e se non admettessero per abuso talora viglione forestiero, che ha qualche somiglianza col loro, mai non succederebbe disordine alcuno per questa parte.

E finalmente la peste, la fame ed ogni altra disgrazia universale d'uno Stato, per cui restano sconvolte le altre cose, sconvolge ancora le monete, perché in quelle confusioni gl'incettatori, i falsari, i tosatori ed altri, che fanno professione di pescar nel torbido, non perdono l'occasione, ma si prevalgono delle comuni calamitá a proprio profitto, tanto piú impunemente, quanto che chi dovrebbe castigarli non può, fra quelle miserie, se non debolmente, e talora nulla del tutto, applicarsi per le distrazioni de' mali comuni.

Andò al suo paese, precipitò sui falsari come una iena e andò a Roma a lavorare fino a quando venne denunciato da un compaesano che lo riconobbe. Lo rividi a Finalborgo invecchiato, con una sentenza a vita. Era stato nei bagni di Civitavecchia e di Orbetello ed aveva lavorato, come compositore di carattere, nella prigione di Regina C

La prima si è, perché quanto piú fino è un metallo, tanto piú difficile è a' falsari il contraffarlo, non solo perché ogni poco di mistura, che vi sia d'argento o rame, ne muta sensibilmente il colore, ma perché un zecchino e un ongaro di tutta bontá facilmente si piega con le mani, essendo ogni metallo puro assai dolce e facile a ripiegarsi, laddove la mistura lo rende crudo ed inflessibile.

Dieci bolgie: i lusinghieri, adulatori, simoniaci, indovini, barattieri, ipocriti, ladri, mali consiglieri, seminatori di scandalo, falsari. I simoniaci han volto le piante de' piedi in su per lo ritroso loro affetto, sommettendo le spirituali dovizie della misericordia alle terrestri ricchezze.

Le genovine, le pezze da otto vecchie, gli scudi d'argento di Firenze e di Venezia sono di cosí bello argento e di cosí limpida bianchezza, che non è cosí facile ingannar con l'arte de' falsari gli occhi almeno de' pratici ed intendenti.