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Allora il Generale, quando era ancora pochi metri lontano dalla spiaggia, mandò agli Scarlinesi, come ultimo saluto, il grido maschio e vibrato: «Viva l'ItaliaEra sfida alla tirannide che lasciava padrona del campo vaticinio di destini migliori saluto ai patriotti che nel nome della patria derelitta avevano spregiati i pericoli per dare a lui salvamento.

Questi raccolse la sfida contenuta in quello sguardo, e prese a parlare così: Col rispetto dovuto all'eccellentissima signora principessa, io non posso soffrire che il signor avvocato prosegua su questo tuono. Sappia il signor avvocato che io stesso sono incaricato della inquisitoria di questo processo, e a quest'ora ho gi

Bice credette di sentire nelle parole di De Nittis una sottile punta d'ironia. Dubitava egli della sua passione per Lamberto o, credendovi, la pungeva di amare con passione riposata? Certo la sua anima non aveva ancora provato alcuna di quelle commozioni, che sembrano mutare la nostra composizione spirituale; anzi le musiche di Giorgi la lasciavano spesso estenuata per lunghe ore, collo spirito natante in una pienezza di beatitudine, che nessuna lettera di Lamberto aveva ancora potuto darle. Di che dunque parlava quella musica? A chi parlava? V'era qualcuno, cui rivolgersi così, e che potesse rispondere? Questo slancio verso Dio era forse l'ultimo sforzo dell'amore umano inappagato o tradito? Amleto sulla fossa di Ofelia aveva lanciato a Laerte una sfida trionfante persino della morte; la Sulamitide, errando per la notte in cerca del proprio bello, aveva destato colle grida tutta l'immensa citt

Egli sfida i rigori del verno per assistere all'opera, al dramma, ai concerti; egli sfida la neve per correre dove la danza lo chiama e lo attira, e non lascia la minima occasione per festeggiare l'amore e il piacere. Una molestia dell'inverno è il freddo delle mani e dei piedi.

Vivano gli sposi, viva la contessa Bice, viva il professore! E il padrone! urlò più forte un contadino. Viva!! Musica! proruppero insieme molte voci. Quasi nel medesimo istante i bassi della banda scoppiarono provocando un'altra esclamazione, come un tentativo per soffocarli, una sfida fra due espressioni di gioia egualmente fragorose.

Egli rimane in piedi appoggiandosi con la schiena al pianoforte, vicino a lei, così da dominarla con lo sguardo. Dopo un attimo d'attesa, con voce bassa, calmo e reciso. Tu inganni tuo marito. Hai un amante. NICOLETTA sorge in piedi, fremente, ma con uno sforzo si domina e fissa RAIMONDO. Neghi? Ha un attimo di titubanza. Poi, in tono secco, quasi di sfida. No!!

Quella lettera ed io eravamo nemici; accettai la sfida, mi posi il capo tra le mani e incominciai a guardarla.... Passai alcune ore in quella contemplazione. Fu allora che io compresi tutto, che io vidi tuttociò che vi ho ora detto, o tentato almeno di dirvi, giacchè il dirvelo esattamente è impossibile.

Aggomitolata nella poltrona, pareva non vivesse se non nel viso fattosi pallidissimo, quasi bianco; anche le labbra le si erano scolorite per l'ira, e gli occhi nel pallore mandavano una fiamma straordinaria. Aveva perduto la grazia di fanciulla ignara, che sembrava essere rimasta non tocca in lei; l'espressione della sfida, d'un orgoglio vendicativo, malvagio, le pervadeva tutto il volto.

Ella si crucciava e ne rideva insieme, tutta palpitante; rideva di stessa nel parlare sdegnosamente di quella signora, nel giudicarla una merciaiuola benchè fosse elegante assai; rideva confessando che non temeva di me, ma che la sfacciataggine di colei la irritava; rideva del contegno di alterezza e di sfida ch'ella stessa pigliava talora involontariamente.

Il Conte Giordano, letto con molta attenzione il cartello di sfida, aprì un suo forzieretto, e, cavatine alquanti agostari, gli mise in mano all'araldo saraceno dicendogli: «Questi terrai per mio amoreQuindi con voce più bassa aggiunse: «Dirai al tuo signore che sono parato a compiacergli di quanto desidera, che dimani lo aspetto in cortesia alla mia mensa, e levate le tavole entreremo in isteccato, dove Dio dar