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Aggiornato: 23 giugno 2025
Ben se' crudel, se tu gia` non ti duoli pensando cio` che 'l mio cor s'annunziava; e se non piangi, di che pianger suoli? Gia` eran desti, e l'ora s'appressava che 'l cibo ne solea essere addotto, e per suo sogno ciascun dubitava; e io senti' chiavar l'uscio di sotto a l'orribile torre; ond'io guardai nel viso a' mie' figliuoi sanza far motto.
Ma che fuor quelle tende alcun s'arresti De i cavalier, ch'egli ha da lato impone, Acciò servigi ad AMEDEO sian presti, Se forse di servir vegna cagione; Poscia le squadre armate, e i duci desti Che sian comanda, e come suol dispone Guardia fidata a le percosse mura, E come sempre d'ogni risco ha cura.
Dolce se' senza alcuno amaro. O Trinitá etterna, nel lume tuo il quale desti a me, ricevendolo col lume della sanctissima fede, ho cognosciuto, per molte e admirabili dichiarazioni spianandomi, la via della grande perfeczione, acciò che con lume e non con tenebre io serva te, sia specchio di buona e sancta vita, e levimi dalla miserabile vita mia; ché sempre, per lo mio difecto, t'ho servito in tenebre.
SANTILLA, FESSENIO servo, LIDIO, FANNIO servo. SANTILLA. Eh! Fessenio, dov'è mio fratello? FESSENIO. Vedilo lá, ancor con li panni che tu li desti. Andiamo a lui. Lidio, conosci tu costei? LIDIO. Non certo. Dimmi chi ella è. FESSENIO. Quella che, in tuo loco, con Fulvia rimase; quella che tanto hai cercato. LIDIO. Chi? FESSENIO. Santilla tua. LIDIO. Mia sorella?
I custodi assonnati, desti a quel rumore, si alzavano, aprivano i cancelli, li rinchiudevano in fretta, e tornavano a cacciarsi a dormire. Le guardie aprivano appena gli occhi un istante. La carrozza della prigione aspettava Roberto alla porta. Dal soprintendente aveva ricevute tutte le debite istruzioni, mentre facevano insieme il cammino per uscire.
Quel di Colei ch'anima avea sì bella, Ch'a sue cure Dio volle esser commesso! E bambin s'appendeva a sua mammella, Ed ha i merti di lei co' suoi contesti, E l'alzò dov'è a noi propizia stella! Salve, o Maria! Tu con Gesù stringesti Fra le tue braccia tutti noi mortali; Tu per fratello il Redentor ne desti.
PANDOLFO. Taci or tu: «che Artemisia fosse sposata con mio figliuolo, e Sulpizia con Lelio». VIGNAROLO. Volete voi che io parli o non parli? PANDOLFO. Vo' che parli tanto che crepi! VIGNAROLO. Però tacete voi. PANDOLFO. Ma taci tu, lassa parlare a me. Tu mi promettesti di entrare in casa di Guglielmo e darmi Artemisia per sposa, e poi la desti ad Eugenio.
LAMPRIDIO. Partitevi di qui: andate a gridare al mercato. EUGENIO. Andremo a gridare dove s'ascolteranno le nostre ragioni e si scopriranno l'altrui vigliaccherie. SENNIA. Lasciategli andare, Eugenio mio, che giá si partono. TEODOSIO. Ricordati, moglie, che quando mi desti le tue primizie, mi desti il possesso ancora della vita e del tuo core.
27 E con la faccia in giù stesa sul letto, bagnandolo di pianto, dicea lui: Iersera desti insieme a dui ricetto; perché insieme al levar non siamo dui? O perfido Bireno, o maladetto giorno ch'al mondo generata fui! Che debbo far? che poss'io far qui sola? chi mi d
Ma noi sogniamo, o siamo desti? Assistiamo allo svolgimento di un terribile, serio dramma giudiziario, o all'intrigo di una commedia?» Il presidente tornò a interrompere l'oratore. Di rado gli avvocati davano allora in tali escandescenze, e lo stesso avvocato Arzellini, sebbene noto per una insolita impetuosit
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