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Aggiornato: 22 giugno 2025
TRASILOGO.... Prima tesi una rete tessuta di gomene di navi tra certi scogli, poi feci carri di soveri e vi posi delfini a briglia; e dando loro la caccia gli feci cadere nell'imboscata, poi tenendogli sospesi dall'acqua gli lasciai morir di fame come cani.... MASTICA. Oh che morte crudele! or non v'era altra sorte di farli morire che di fame? Ma dimmi, non ci fu alcun testimonio che lo vidde?
Udì il vanto oltraggioso e la superba Sfida la Dea, che tutte cose impera, E da le sedi adamantine, eccelse, Ove, occulta al creato, erge il suo trono, Chinò lo sguardo, e il rilevò, siccome Commiserando a questa ultima sfera, Bruna ed ultima tanto e tanto audace. Prendea l'aure in quel punto ad ampie vele L'ignifera carena, e fra' tranquilli Miraggi de le fate argenteo il dorso Scopríano a la notturna aere i delfini, Pazzamente esultando; e gi
Elisenda, vedo un paese verde come un liquido prato o come un oceano tranquillo, e poi degli angioli che si baciano e nuotano coll'ali come delfini celesti! Estebano, vedo un paese viola come i colli remoti d'Andalusia, e come il manto della Vergine, e come il solco soave che sempre più si sprofonda sotto le tue palpebre.
44 Fuor de la grotta il vecchio Proteo, quando ode tanto rumor, sopra il mare esce; e visto entrare e uscir de l'orca Orlando, e al lito trar sì smisurato pesce, fugge per l'alto oceano, obliando lo sparso gregge: e sì il tumulto cresce, che fatto al carro i suoi delfini porre, quel dì Nettuno in Etiopia corre.
Quando io giunsi in cantina, trovai quei delfini nuotanti in un mare di bevande spiritose, movendosi come granchi sulle quattro gambe, e siccome il fuoco faceva immenso progresso, io corsi al mio posto ad accendere i lanciafuochi che dovevano incendiare le polveri.
Come talor scagliosi il curvo dorso A salto, a salto se ne van delfini Terror portando col terribil morso Entro i minuti eserciti marini, Tal per diversa via volgendo il corso Sen van quei duo baron tra' Saracini Pur con le spade in man facendo audaci Il gi
E la disperazione voi sapete, Marzio, fa gli uomini spesso peggio che delfini; gli rende pesci-cani. Ho capito, pensò fra se Marzio, e poi con voce blanda riprende: Olimpio, Olimpio! certe parole ho inteso dal biscazziere, che mi fanno temere forte non abbiate commesso qualche solenne imprudenza; e allora saremmo rovinati io, e voi... Sì veramente! Nascemmo ieri...
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