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Aggiornato: 31 maggio 2025


Si piantò ritto innanzi alla moglie, arruffatesi colla destra convulsa le chiome gi

Fece l'atto di uscire: ella quello di parlare, ma l'uno si mosse, l'altra disse motto. Rimasero alcun tempo silenziosi, non osando pur di guardarsi, seguendo ciascuno il corso dei propri pensieri. Paolo, sempre pallidissimo, ma senza un fremito, risaliva la torbida corrente del suo passato: Fulvia, agitata e convulsa, discendeva in vece quella misteriosa del suo avvenire, e soffocava a stento la voce del cuore che gi

Lucia lo stette a vedere mentre egli si allontanava a passo svelto, diritto su l'alta, elegante persona. Quando svoltò, ella tornò a la scrivania, riprese la penna e si diede a scrivere in fretta, con foga un po' convulsa.

La duchessa se ne stava intanto nella sua camera in una terribile agitazione; temeva che il servo non potesse giungere in tempo, e di nessun'altra cosa più le premeva in quel momento, che la salvezza del marito suo. Aspettava con impazienza convulsa il ritorno del servo e del duca, e come le parve che troppo tempo fosse passato, discese per recarsi alle stanze delle sue ancelle.

Egli era estremamente pallido e respirava affannosamente, comprimendosi il cuore colla mano destra, stringendo colla sinistra, tutta convulsa, quella dell'organista che gli teneva un fazzoletto inzuppato sulla fronte, e cacciava fuori dalla cravatta il mento aguzzo ad una distanza alla quale, fino a quel giorno, non era probabilmente mai giunto.

Si fermò davanti alla porta chiusa della camera di Anne-Marie. Sporse tremando la mano e aprì l'uscio... Vuota, vuota la chiara stanza ridente!... Sul letto giaceva, socchiusa, una cassetta da violino: era il Guarnerius del Gesù, abbandonato nella sua piccola cassa da morto. Nancy si guardò intorno, disperata e convulsa. Dalla parete le sorrideva Fräulein, morta a Parigi qualche anno prima.

La prima che, spalancando l'usciale, a corsa, in disordine, anfanata, gli venne incontro, gli si gettò fra le braccia, lo baciò, lo strinse a con una forza convulsa e prepotente, con un trasporto, con certe parole che più presto parevan gemiti, i gemiti della gioia, fu la duchessa Elena.

L'uomo di cui, anche da lontano, Nancy vedeva i capelli scompigliati e la faccia paonazza, era riuscito a liberare un braccio dalla stretta convulsa delle donne, ed ora, con rapido moto, strappò dalla tasca qualche cosa su cui il sole balenò. Dio! Ha un coltello o un revolver! sussurrò Nancy. Anche le donne avevano veduto, e urlavano, aggrappandosi a quel braccio levato, e invocando aiuto.

Mentre gli amanti così, quasi per celia, invocavano la Morte, lontano, nella Casa Grigia, quella macabra Visitatrice si era avvicinata, si era tolto il velo dall'orrore del viso, ed ora batteva, batteva alla porta... Un mattino la signora Avory, svegliatasi, trovò l'ultima delle sue figlie convulsa, con le labbra intrise di sangue. Un dottore chiamato in gran fretta aveva suggerito: Davos!

Enrica, per un pezzo, ricordò, con profonda commozione, la semplice scena di questo matrimonio: la chiesetta disadorna, il prete, tutto conturbato e pur compiacente, che mormorava con un peculiare accento le parole del rito; essa che stringeva convulsa la mano di Roberto. E Roberto le metteva in dito un anello che ella stessa gli aveva dato.

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