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Aggiornato: 19 giugno 2025
Tu sai benissimo che l’ultimo giorno di carnevale, e la festa di Pasqua che non esce il foglio stampato, moltissimi associati o lettori non pensano a nulla, o pensano come la vigilia. Questo immenso prodotto della stampa, sempre crescente, a misura che scemano gli analfabeti, ha continuo bisogno di nuovi coscritti, da mettere al posto dei morti e degli invalidi.
Ah! se mi conosceste, non direste così: ve lo ripeto: colui che vi sedusse, si prese giuoco di me, di un'altra, è il marchese Tiani e per convincervi, vi dirò che l'ultima notte di carnevale, io stesso, aggredito da lui, a tradimento, infamemente, l'inseguii fino a questa strada, dove lo persi di vista.
Via, ormai, anche questo mio abito da mascherato! Per venirmene con te, è vero? Belcredi. Con me! Con noi! Enrico IV. Dove, al circolo? In marsina e cravatta bianca? O a casa, tutti e due insieme, della Marchesa? Belcredi. Ma dove vuoi! Vorresti rimanere qua ancora, scusa, a perpetuare solo quello che fu lo scherzo disgraziato d'un giorno di carnevale?
Il Veglione. Sono vicine le dieci. Il Ballo di Beneficenza che si dava nel Carnevale 18.. al Teatro Comunale di B...... cominciava soltanto in detta ora a farsi animato. Molte Signore e Signorine nei palchi. Toilettes femminili semplici, ma di molto buon gusto. Una folla di allegri giovanotti, molti uomini maturi che potrebbero restare a casa coi loro bimbi. Qualche vecchio non ancor convinto.
Sua madre le scriveva due volte per settimana i pettegolezzi di Venezia, che le davano la nostalgia, i cambiamenti di moda, gli arrivi e le partenze degli amici, e le annunziava gli spettacoli che si promettevano per il prossimo inverno, i teatri e i piaceri del carnevale, e sperava che finito l’autunno Metilde sarebbe alfine ritornata a goderne la sua parte.
Mi sono dimenticata nella mia descrizione di parlarti di un ciarlatano che ci fece molto divertire, e siccome Vittorio lo descrisse nel suo componimento, così te lo mando perchè tu ti possa formare un'idea esatta del modo con cui abbiamo passato questi giorni. Addio, e un bel bacio. Dove sono? Chi fu il mago che ha trasformato il mio villaggio? Forse siamo di carnevale? Che frastuono!
Io ho parlato colla marchesa Bianca due volte appena, in tutto quel tempo ch'ella stette a Genova, ma tuttedue le volte in carnevale, colla maschera sul volto. L'incantesimo di quella sua meravigliosa bellezza o di quel candore vergineo fu tale, che la paura soverchiò la fidanza, e cansai sempre le occasioni di esserle presentato. Dell'anima mia nel mondo di l
C'è un capitolo del romanzo La Tribuna intitolato: Il carnevale delle sigaraie. La scrittrice aveva assistito, anni avanti, allo spettacolo col
Maria dapprima non rispose; ma ad un tratto due ardenti lacrime le sgorgarono dagli occhi. Annetta ne fu spaventata. Tu piangi? Ti è accaduto dunque qualche cosa ben di grave? domandò ansiosa. No, no, rassicurati, mamma, rispose Maria, mentre un sospiro sfuggiva dal suo petto oppresso. E con tronchi accenti, raccontò quanto le era successo l'ultima notte di carnevale.
La signora Montoni godeva di trovarsi alfine in una strada piana: raccontò lungamente tutti i timori provati, obliando senza dubbio che ne faceva la descrizione ai compagni dei suoi pericoli; ed aggiunse che sperava presto perder di vista quelle orribili montagne. «Per tutto l'oro del mondo,» diss'ella, «non farei un'altra volta l'istesso viaggio.» Si lamentò di stanchezza, e si ritirò di buon'ora. Emilia fece altrettanto, ed intese da Annetta, la cameriera di sua zia, che Cavignì non erasi ingannato a proposito del suonatore di violino. Era colui il figlio di un contadino abitante nella valle vicina, che andava a passare il carnevale a Venezia, e ch'era creduto molto amabile. «Quanto a me,» disse Annetta, «preferirei vivere in queste boscaglie, e su queste belle colline, che andare in una citt
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