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Aggiornato: 22 maggio 2025


Nel palazzo di via Manfredo Fanti, grigio, severo, ma illuminato di verde dai centenarî platani del cortile, trovava letto, cibo, assistenza, lavoro. S’intende, il più semplice, il più adatto ad essere compiuto anche da mani inesperte, o avvezze ad altra fatica: casse d’imballaggio, attrezzi di legno, mobili rozzi, scatole di cartone, sacchetti per droghieri e farmacisti, buste, Pinocchi verniciati, lavori di copiatura. Ripartendo tre settimane dopo, egli andava quasi sempre verso un piccolo posto di guadagno, che Alessandrina Ravizza gli aveva potuto scovare, sconvolgendo mezza la citt

I carabinieri consegnarono le buste dei nostri denari al capoguardia, il quale si mise a registrarle, ci salutarono e noi passammo nello stanzone a pianterreno intitolato «banchi di rigore». Lo stanzone, colle due finestrucole che davano sul viottolo, era buio. Col suo immenso lastrone infisso lungo la parete, cogli anelloni sotto il rialzo dei piedi e al disopra della testa, faceva rabbrividire.

Con un sottil tagliacarte che somigliava a un pugnale, Bruno tagliava rapidamente un lato delle buste, apriva, leggeva, guardando innanzi tutto la firma. Oh! disse a un tratto. Armanda! È Armanda che mi scrive. Armanda Jeoffroy, ripetè il Salapolli. Credo che volesse molto bene al signor conte.... , poveretta, ed io era molto cattivo con lei....

Per spedir telegrammi, per impastar francobolli sulle buste, per mandare a ricevere vaglia postali eragli di sufficiente aiuto il sor Paoleto suo suocero, un ometto svelto e discreto che sapeva tacere, quando vedeva l'acqua di Vichy più torbida, e sapeva in un altro momento raccontare mille storie, aneddoti e reminiscenze della sua vita di teatro e riportare i piccoli pettegolezzi d'albergo, di cui l'illustre genero si dilettava nei momenti di lingua meno sporca.

Dopo una risciacquata e una golata, la buttai in terra come se fosse stato un liquido avvelenato. Puah! Lo smanettamento, la consegna delle buste coi denari e la registrazione dei detenuti durò una buona mezz'ora. I viaggiatori sembravano stracchi morti. Nessuno diceva una parola. Qualcuno sbocconcellava la pagnotta e qualche altro rimaneva in piedi.

Guardò ancora la mano, e ripetè: Tutto è qui dentro, chiuso! Ma alzando lo sguardo, vide che gli occhi del Salapolli s'erano inumiditi per una commossa ammirazione. Se piangi, gli disse ridendo, ti getto tutte le buste sulla faccia!... Vuole, mormorò il Salapolli, che alla signorina Armanda spediamo mille lire?... Bruno diede in una risata.

Una mattina, reduce da alcune faccende, egli trovò nel suo studio uno de' più servizievoli amici suoi, il giovane ingegnere Giorgio Leoni, il quale stava scrivendo gli indirizzi su alcune buste che contenevano delle carte da visita. Oh disse Roberto guardando uno di quegli indirizzi. Selmi aveva mandato il biglietto? , eccolo qua. Roberto lesse: Odoardo Selmi, miniera di Valduria in Romagna.

Se non è in casa, aspettate che ritorni; ma non dovete consegnarla che nelle sue mani. Rimasta sola nuovamente. Maria raccolse le carte, le buste, le penne sparse sullo scrittoio, e le richiuse in una piccola scatoletta intarsiata.

«Pensai da quanto tempo non avevo più scritto a Max; e che certo fra quelle lettere ce ne dovevano essere di sue; ed accettai di vedere quella corrispondenza arretrata. «Passai tutte quelle buste chiuse, cercai sugli indirizzi la brutta scrittura di Max. C'era infatti una lettera sua. Nell'aprirla tornavo a dire tra me: «Se potessi amarlo ancora!» e la mia mano tremava.

Ma quegli scaffali erano stati pieni di filze, di buste, di pergamene, di registri che rendevano conto di tutte le mutazioni avvenute nel patrimonio dallo scorcio del secolo decimosesto fino alla caduta della Repubblica e ch'erano stati spesso consultati dagli antichi e coscienziosi amministratori.

Parola Del Giorno

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