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Aggiornato: 31 maggio 2025


Vani sforzi! inseguito come belva feroce passo passo dagli Austriaci che con forze superiori da ogni parte lo circondavano, seppe rompere il cerchio di ferro, e per vie dirupate e nascoste, guadagnò dopo enormi fatiche le alture di Carpegna al mezzodì del 30; ne ripartì nel Vespro, traversò la Valle del Conca, prese un po' di riposo poche ore in un bosco, e al tocco dopo mezzanotte ripigliò la marcia alla volta di S. Marino.

Questo che scoppia è certo un veliero carico di esplosivi spinto in questo mare di fumi per colmare, incagliandosi, lo stretto che separa gli Austriaci e gli Inglesi.

Frugava tra carte vecchie, contemplava i vecchi ritratti degli ufficiali di cavalleria e di quelli dei bersaglieri, che avevano caninamente disputato il terreno agli austriaci, battendoli passo per passo, da una casipola a un cimitero, da un albero all'altro; e sentiva quasi sul volto un alito fresco, certamente nelle vene un sangue gagliardo scorrere, e voleva ridere di piacere per i giorni gloriosi, che nessuno poteva cancellare più.

Fin dall'aprile, per odio ai volontarî e obbedienza alla diplomazia, l'impresa del Tirolo s'era abbandonata. Il Friuli era perduto e aperto al nemico. E perduta era la provincia veneta, dove Padova, Vicenza, Treviso, Rovigo, l'una dopo l'altra cadevano senza che un soldato del re movesse a soccorrerle: ai regi importava, non di salvare il Veneto, ma di strappare, col terrore della rovina e con false speranze di redenzione, a Venezia il voto del 5 luglio. Promesse date a governi stranieri contendevano ogni operazione e poteva riescir decisiva contro Trieste. La flotta sarda, in virtù d'obblighi reiteratamente e inesplicabilmente contratti, si rimaneva inattiva: l'11 giugno, ad ajutare in Venezia i raggiratori della fusione, s'era annunciato che in un coi Veneti i legni sardi avrebbero tentato una impresa; ma, raggiunto l'intento, l'ordine di mossa si rivocava. Gli Austriaci, rinforzati a lor senno, maturavano gli estremi disegni. Poco dopo il decreto del 12 maggio, il re di Napoli aveva richiamato le sue truppe. Le dichiarazioni del papa a Durando avevano reso pressochè inutili gli ajuti romani. L'atto di fusione aveva, rivelando nuovi pericoli ai governi italiani dall'ambizione della casa di Savoja, tolta ogni speranza di cooperazione da parte loro; aveva, col fantasma d'una costituente sardo-lombarda, irritati più sempre i timori, gli odî e maneggi segreti dell'aristocrazia torinese. Le tristi necessit

Fiordalisi, però, ricorda che quelle manifestazioni, pur nell'ansia della fuga gli apparivano strane, poco sincere, certo affettate. Ma la scimitarra minaccia ed egli fugge, fugge con salti acrobatici. « Avevo, dice Fiordalisi, una stanza di vantaggio. «Stamattina, inseguendo gli austriaci, ho pensato che essi hanno una stanza di vantaggio e mi è venuta in mente l'avventura di Fiordalisi.

Ogni nazione è padrona in casa propria, e perchè in Italia cotesti padroni Austriaci da una parte, Francesi dall'altra, che pare se l'abbiano comprata? Le frutta deliziose delle nostre terre e la bellezza delle nostre donne allettano quei signori. Ebbene, noi darem loro del ferro nel cuore in cambio.

Gli austriaci vi avevano concentrate tutte le truppe del loro centro lasciando la sola brigata Rammindz in riserva. Le truppe degli alleati fecero sforzi i più eroici per sloggiarli; i loro soldati caddero sotto il fuoco violento dei ripetuti contrattacchi.

Afferrate questa bella occasione, fattavi miracolosamente da Dio, e salvate in eterno dalla dominazione e dalla presenza dello straniero ogni campo, ogni villa dove si parla italiano. , nella gran valle del Po, vi chiama la patria. Guerra, guerra agli austriaci, è il solo pensiero, il solo bisogno del momento.

Viva l'Italia! Signor tenente, ci sono molti austriaci sotto quelle tettoie! Ma i due reggimenti e il comando debbono essere in Amaro a quest'ora. Se fa presto li raggiunger

Quel popolo patriottico si dispose alla resistenza, e quando gli austriaci investirono la porta di Galliera buon numero di popolani spalleggiati da uno squadrone di carabinieri comandati dal Colonnello Boldrini con una carica arditissima ed a colpi di baionetta mettono in fuga il nemico; ma i bravi bolognesi sono ad un tratto arrestati dalle scariche di mitraglia di tre pezzi di cannoni che gli austriaci avevano piazzati in buona posizione e fulminati dalle Carabine dei Tirolesi che seminavano morte, sono costretti di cedere e ritirarsi dopo avere veduto cadere ferito a morte il colonnello Boldrini, l'aiutante Marziani, il maresciallo Pavoni e numerosi altri.

Parola Del Giorno

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