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Aggiornato: 22 giugno 2025
Bensì arrivava il tempo in cui Paolo Spada abbandonava lui gli amici, non uscendo, chiudendo la sua porta, vivendo in casa per intiere settimane, fra le sigarette, il caffè e il lavoro. Questi furori di prosa e di poesia lo assalivano improvvisamente, dopo una gita nei dintorni, dopo la lettura di un libro, dopo aver ritrovato un vecchio pacchetto di lettere, ed egli si dava tutto a quel lavoro della composizione d'arte e della successiva scrittura, sommergendosi negli abissi della creazione e della forma, come chi da un altissimo picco si getta nel mare. Non conosceva più, Paolo Spada, in quelle sommersioni, nè misura di tempo e di spazio, nè fatti o circostanze, nè necessit
Il giorno 13 le squadre cittadine cresciute di numero e di coraggio assalivano da più parti il palazzo delle Finanze difeso da forte presidio di soldati; il combattimento fu ostinato e non cessò che la sera; il popolo mancava di artiglieria e non poteva tentare un assalto con fucili od armi corte perchè per forzare i cancelli bisognava esporsi alla mitraglia dell'artiglieria di Porta Nuova che infilava il «Cassero»; durante il lungo combattimento contro le Finanze non si cessò mai dal Castello di lanciare bombe che danneggiavano le case, i conventi, le chiese; si sperava che il terrore avrebbe consigliata la sottomissione, ma l'effetto fu totalmente contrario.
La confusione divenne terribile, le grida dei feriti erano strazianti, dal campo nemico i colpi di fucile scoppiavano stridenti e incessanti come rulli affrettati di tamburo, le palle fitte come grandine giungevano miagolando e fracassando, dei garibaldini inermi lottavano corpo a corpo coi nemici, ne strappavano le armi, li assalivano a pugni ed a morsi, li rotolavano insieme per la china, come in una zuffa cogli orsi, chi correva, chi fuggiva, chi cadeva, il vociare era assordante dall'una e dall'altra parte, era un certame da disperati, un pandemonio.
La sera stessa del mio arrivo le scrissi, Non sapevo ancor bene, incominciando la lettera, dove l'avrei diretta, e non sapevo neppure se fosse opportuno scrivere così presto. Le stelle e una voce interna mi dicevano «scrivi, scrivi!» Appena prendevo la penna in mano mi assalivano i dubbi, la pesavo ancora. Finalmente le tempeste del sì e del no presero insieme un solo furioso corso. La penna non poteva correr tanto. Raccontai questi miei dubbi, queste paure, la voce delle stelle che vedevano in quei momenti lei e me, la prepotente voce interna. Dissi che avevo potuto compiere il sacrificio di non seguirla, solo per la mia ardente fede che Dio ci avrebbe uniti. Ora lo confesso, la mia fede soffriva spaventose eclissi! Cercai dirle quale cammino avesse fatto l'amore in me dopo la nostra separazione, come avesse oscurato ogni altro sentimento tranne il sentimento della Divinit
Nel giorno 24 i cittadini assalivano furiosamente il Noviziato guardato da molta forza e se ne rendevano padroni. Le truppe erano scosse gi
Era il momento in cui il brigantaggio infuriava per tutto il Mezzogiorno: non i quaranta o cinquanta o cento matti della Lunigiana, ma bande organizzate di briganti scorazzavano tutto il Mezzodì, assalivano e uccidevano i nostri soldati, entravano da conquistatori nelle terre e nei paesi.
Certo, balbutiva costui, certo, Eminentissimo, col signor Moscati non ci era verso di trarre un ragnatelo dal buco: gli avevano fitto in testa certi scrupoli... lo assalivano tali uggie... tanti rispetti, che nemmeno io mi sapeva dove mi trovassi. Guardate un po' voi! esclamava maravigliando il Cardinale, ed alzava ambe le mani.
Si combatteva da ogni parte del Campidoglio: frequenti e micidiali erano i colpi dei soldati; scarsi e spesso vani quelli degli insorti. La sacra collina, la fortezza di Roma, era come in antico attaccata e difesa accanitamente. Ma questa volta non erano i barbari che assalivano, non erano i romani che resistevano.
Ci coricammo, tutti fasciati dall'immensa follia della Via Lattea, all'ombra del Palazzo dei vivi, e subito tacque il fracasso dei grandi martelli quadrati dello spazio e del tempo.... Ma Paolo Buzzi, non poteva dormire, poichè il suo corpo spossato sussultava ad ogni istante alle punture delle stelle velenose che ci assalivano da ogni parte.
Gesummaria! ripetè la Sguancia inorridita, e portandosi le mani al viso. C'è qualcuno, io credo, che ti ha fatto la spia... La donna dette uno scatto sulla panca. Essa aveva la mano in tante turpi azioni, che mille sospetti la assalivano di un tratto. Che dite? che dite? Dico che tu, disgraziata, sei gi
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