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Il Garibaldi poichè vide, che i parapetti non bastavano a ripararlo sapete voi dove andò a pigliare stanza? Nella torretta della medesima villa; quivi giacevasi nelle brevi ore di riposo, e quivi vegliava continuo le mosse del nemico; sopra la torretta havvi un terrazzino a cavalcioni del quale egli si tratteneva sovente dondolando le gambe, e fumando il sigaro. Con esso viveva il Manara, che dopo il pasto, chiamato a certo giullare bergamasco gli ordinava rappresentargli qualche farsa volgare co' burattini di legno; di ciò prendeva il prode uomo maraviglioso diletto: ora è da sapersi, che la stanza dove cotesti giuochi si facevano (che era la sala dipinta da Salvatore Rosa) stava per lo appunto esposta alle batterie francesi, ma a ciò niente pensavano il Manara i compagni suoi, e manco il burattinaio: ventura fu, che di ora in poi veruna palla di cannone investisse cotesta casa, e delle palle di schioppo lanciate dagl'infallibili cacciatori francesi nessuna colpì il Generale, il Manara, veruno dei tanti, che affacciatisi al terrazzo della torretta se ne stavano a speculare il campo francese: onde vi ha chi pensa, che tirando di sotto in su la palla proceda diversamente che in linea orizzontale, e il colpo vada fallito: su di che giudichino gl'intendenti. Per me referendo simili spavalderie ho notato, e noterò sempre, che il soldato della Patria non deve mai atteggiarsi scenicamente, da gladiatore, bensì nel modo solenne del sacerdote che si offre vittima alla religione della libert

Si allontanava lo sfortunato giovane tenendo la faccia rivolta all'indietro, di tanto in tanto salutando il suo amico, che non si mosse mai dal luogo, finchè potè seguitarlo con gli occhi; quando l'ebbe smarrito a cagione del suolo montuoso, e delle giravolte della foresta, salì sopra una torretta per vederlo riuscire su l'aperta pianura; qui pure il cielo lontano glielo nascose, o più tosto la debolezza della vista non gli concesse tenergli dietro; allora curvò la persona, e appoggiò le gomita alla sponda della torretta, puntellandosi ambe le guance, e così stette assai gran tempo, considerando il luogo pel quale si era dileguato. Di qual sorta fossero i pensieri che gli si avvolsero per la mente noi non sapremmo rapportare; soltanto diremo, che togliendosi di cost

Abbiamo le chiavi noi, per dar aria alle stanze. Vuol vederle? Sono cinque al primo piano e due al piano superiore, in quella che vorrebbe essere una torretta merlata; stanze ariose, pulite, con discreta mobilia un po' invecchiata, di trent'anni addietro o poco più. E un silenzio, una pace!

Quanto sia al povero nostro Pusterla, non tardò molto ad arrivare anch'egli: e il popolo corse a vedere quel famoso capo di ribelli, quel che voleva mandare Milano sottosopra, disfare lo Stato e ristampare la religione. Esso pure fu rinchiuso nella torretta di porta Romana; dove appunto lo vide entrare la sciagurata Margherita, che noi lasciammo svenuta a quella vista. Al male vogliamo credere il più tardi possibile; ed essa, la infelice, s'ingegnava di non dar fede ai proprj occhi: Vedendo così a spicchio, mi sarò ingannata. Sar

I primi, col nuovo codice, devono scontare la condanna senza parlare; i secondi, col codice vecchio, possono conversare sottovoce tra loro. Il reclusorio poi deve essere a celle. E nel reclusorio di Finalborgo non ci sono che cubicoli, banchi di rigore e celle di punizione in Torretta.

Verso le undici antimeridiane, Garibaldi, ansioso per la partenza, stava ritto in piedi sulla prediletta torre di palazzo Piombino, fiero come un al Gianicolo sulla torretta del casino Savorelli presso San Pancrazio, e manovrava il cannocchiale da Roma lungo la via Nomentana e verso Tivoli.

Lo scrisse lei stessa qualche giorno dopo in una lunga lettera a donna Mina Besozza: «l'occasion fait le larron: io che soltanto all'idea d'una fessura sento un reuma nel cuore, son uscita da quel diluvio senza il più piccolo raffreddoreCome arrivasse alla cascina Torretta è più facile immaginare che descrivere.

Così, passando in mezzo a cento gruppi di soldati, si recarono nel cortile, detto della Torretta. Una labarda che precedeva il duca salì a far l'imbasciata al custode. Questo tosto discese. Si vorrebbe entrar nella camera dell'ammenda, gli disse il duca. I condannati per l'attentato contro il marchese Palavicino, se son quelli che volete vedere, ci furono condotti oggi di fatto.

Il Generale Garibaldi dalla sua torretta di Villa Savorelli contemplava quel continuo avanzarsi delle opere francesi, e comecchè forte temesse di poterle impedire tuttavia sentiva, che ormai a lui e agli altri correva l'obbligo di far prova di disperata virtù; ciò solo per rintuzzare la insopportabile iattanza del nemico, quanto per non parere da meno nello indomito coraggio delle stesse donne romane, le quali senza porre mente, alle palle che fioccavano recavansi verso sera a udire i suoni militari davanti alla sua villa, e non pure donne popolane erano, ma altresì nobili donne: i soldati poi inuzzoliti dal suono su quel luogo ballavano, e se taluno tocco da qualche palla cessava gli altri datagli la buona notte continuavano.

Tolgo la baionetta-pugnale al maggiore e il revolver al colonnello. Rimangono impietriti. Via le donne, per Dio!... Menghini, Locatelli, Ghiandusso, cosa fate? Basta coi fiori e con le donne!... Salis, gira intorno alla blindata, sorveglia le gomme, e scarta le donne!... Locatelli! Gira la torretta, punta le due mitragliatrici di cupola verso l'ingresso del paese!