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I primi, col nuovo codice, devono scontare la condanna senza parlare; i secondi, col codice vecchio, possono conversare sottovoce tra loro. Il reclusorio poi deve essere a celle. E nel reclusorio di Finalborgo non ci sono che cubicoli, banchi di rigore e celle di punizione in Torretta.

Tu leggi, e un agente del reclusorio ti chiama dabbasso, in direzione, per una cosa che ti si poteva dire con un monosillabo, o anche fra cento anni. Tu leggi, ed entrano i battitori a scomodarti e a rintronarti le orecchie. Tu leggi, e suona la campana della distribuzione della minestra e del pane.

Era recidivo, qualche colpo gli era andato bene e sapeva adattarsi all'ambiente in un modo meraviglioso. Quando la direzione non lo imbestialiva coi conti che gli aveva affidato, non si accorgeva di essere in un reclusorio. Lasciava l'ufficio verso mezzanotte e dalla spia della nostra camerata lo rivedevamo al lavoro prima delle quattro.

Aprivamo la bocca per sorseggiare l'aria e ci auguravamo che il reclusorio fosse lontano lontano per aver tempo di sgranchirci le gambe e di rimetterci dallo sbalordimento di un vagone che chiamavamo assassino.

Uno di questi ammutinamenti è avvenuto poche settimane sono nella casa di pena di Padova. L'ultimo di Finalborgo è sotto la data del 3 gennaio 1896. Il direttore Codebò aveva assunta la direzione del reclusorio nell'ottobre del 1895.

Verso Sampierdarena i lineamenti facciali di Federici assunsero una parvenza di dolcezza. L'uomo stava per convincersi che era inutile lottare contro l'invisibile. Eravamo nelle mani di sconosciuti che ci sbalestravano da una parte e dall'altra e bisognava adattarsi. Anche a me sarebbe piaciuto andare in un altro reclusorio, dove avrei potuto raccogliere del materiale nuovo, dove avrei potuto fare la vera vita del galeotto con dei galeotti autentici, dove avrei potuto studiare tipi che nella quinta camerata non avrei mai trovato. Ma pazienza, ormai mi hanno abituato a fare la volont

Percorreva la camerata a passi lunghi, con le mani sul dorso, sotto la giacca, con la faccia torva. Lo si chiamava e si fingeva di credere ch'egli andasse a compiere i suoi uffici divini fuori del Reclusorio. Don Davide, fate il piacere di comperarmi trenta centesimi di sigarette virginia.

Forse si sentiva umiliato a rifare la strada che conduceva a un reclusorio dal quale era uscito con tanto piacere, dove erano persone che non amava rivedere o persone con le quali non avrebbe scambiato una parola, gli fosse costata la lingua.

Scoperchiandolo, vi sentite in faccia la tanfata pestifera delle uova putrefatte. Il «pitalone» delle altre camerate è un enorme mastello che rimane negli angoli e passa per i corridoi come una cloaca. Nel reclusorio di Finalborgo non ci sono latrine! Quando si vuotano e passano dinanzi i cancelli, si è come in mezzo ai bonzoni dei pozzi neri che si scaricano.

Che c'è di vero, don Davide, in tutto questo? Per capire la portata della motivazione della sentenza che mi ha relegato per tre anni in questo reclusorio, bisogna conoscere la natura del mio giornale. L'Osservatore Cattolico è anzitutto un giornale che si dedica alla propaganda e alla difesa della chiesa cattolica e del papa.