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La retroguardia austriaca snidata come una abbondante selvaggina che non voglia abbandonare i suoi covi. Ecco la riva! L'altra riva del Piave tanto sognata, desiderata, invocata, abbracciata dalle nostre anime! Alla mia destra due trincee ci bersagliano. Voluit, voluit, di pallottole sul capo. Graang! Questa pallottola si è schiacciata sulla blindata. Primo collaudo.

Sulla lunga fascia azzurra d'acqua che lo attraversa orizzontalmente sei blindate nere, ognuna con la sua ghirlanda convulsa di donne colorate. Tra blindata e blindata perpendicolarmente sei arabeschi lunghi di biciclette, penne di gallo e fucili arruffati simili a lunghi reticolati in moto.

Ricordo di aver per il primo nella mia Battaglia di Tripoli paragonato la mitragliatrice a una donna seducentissima perfida capricciosa e crudele con la sua lucente cintura di cartucce. Trovo ora che l'immagine è precisa specialmente se si tratta di caratterizzare queste nostre mitragliatrici S. Etienne vendute dalla Francia all'Italia, più parigine e più femminili di ogni altra mitragliatrice, più passionali e più perfide. La mitragliatrice S. Etienne è un'arma perfetta, ma esige cure tali da stancare qualsiasi amante devoto. Sarebbe docile e continua, se ben fissata sul candeliere in terra. Ma soffre di affacciarsi alle finestre troppo strette della blindata. Non ama gli scossoni polverosi della velocit

Cara! cara! cara! Questa dolce parola italiana mi sale naturalmente alle labbra nel bere il respiro amoroso della campagna riposseduta. Ebbrezza di godere sempre meglio il corpo dell'Italia, molleggiando sulle tarantelle gli strambotti i mottetti i crescendo e le cadenze ampie della mia blindata sempre più musicale. Godo la grande musica della velocit

Beve estatica il tapaplum tapaplum di 3 cavalieri che galoppano sotto il ta-ta-ta-ta di una mitragliatrice innocua, a salve. =Ssssssssssss= della limpida vasta gomma di acqua convessa dell'affioratore. Gonfia gelatina trasparente che contiene tutto il sapore dorato dell'agosto. Cristallo mobile che porta l'immagine precisa della mia blindata. =Rrrrrrr= d'areoplano in cielo.

Faccio fiutare al sergente il mio revolver e la mia bomba a mano, poi salto in blindata. Ho il corpo quasi tutto fuori dallo sportello aperto, il revolver in pugno. La strada sale e scende. Le prime case di Amaro. Sorpresa: una mitragliatrice spara da un bosco alto sulla destra! Contro chi spara, quella mitragliatrice austriaca? Non è austriaca.

Sporchi, in brandelli, col berretto a tre bottoni. Questo porta lo stemma imperiale. Gioia acuta di calcare la trincea vuotata. Abbiamo passato il Piave. La prima blindata corre sulla strada di Campodolcino. Fo fo fo fo fo dei nostri 260 che passano nell'aria.

Un'altra nuvoletta agile di nickel fila, fila verso il mare come una torpediniera grondante di liquido azzurro per raggiungere forse la squadra italiana. Sul mare, sul mare, certo, anche sul mare, ora l'Italia vince. Ma sulla testa un'altra bella nuvola di vittoria. Mi sporgo fuori dalla blindata per ammirarla. E' un cerchio, un grande cerchio d'oro massiccio dipinto di rozzi pomi vermigli.

Eppure, senza sognare senza perdere la ragione, t'immagino tutta, ti vedo! Questa rosea carta geografica, che ho fra le mani, vibra, vibra, mentre io corro nella mia blindata. Vibra l'elegante forma rosea sulla carta! Non è più carta, diventa carnosa! Freme, respira, palpita e spalanca sempre più le braccia nella crescente e trasfigurante velocit

Il capitano sale nella blindata di Bosca e parte. Io perdo un minuto a bere un po' di caffè che mi versa il cuoco Caroli dall'alto dell'autocarro dei viveri. Poi in macchina. Il motore non prende. Parto con un piccolo ritardo. Ma ho lo stomaco a posto. Ho messo al volante Fatutto. Eccellente meccanico e volantista, ma cade dal sonno. Sono ormai tre notti che non si dorme. Corriamo. Comprendo che il pericolo questa notte è eccezionale, poichè di pattuglia ci si va a piedi e non a tutta velocit