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Udendo un gran chiasso nella piazzetta, mi affacciai alla finestra e vidi passare un nero con tutto il busto nudo, a cavallo a un asino, fiancheggiato da alcuni arabi armati di bastoni e seguito da uno sciame di ragazzi che urlavano. Sul primo momento credetti che fosse uno scherzo e guardai col cannocchiale. Mi ritirai inorridito.

Scesero entrambi dinanzi al gabbiotto di legno dipinto di verde, con pretese da chiosco orientale. Dall'uscio socchiuso si scorgeva un cannocchiale girevole sopra un treppiedi piantato nel centro del bussolotto. Una tabellina di lavagna, sull'entrata, portava scritto col gesso: «Il piroscafo Senegal arriver

«Spacciate una compagnia a quel covo di ladri laggiù! diceva il capo della brigata, levandosi il cannocchiale dall'occhio e segnando con quello il convento: fucilino quanti coglieranno armati, monaci o villani. Le donne, i vecchi, i fanciulli, se ve ne saranno, guai a chi torce loro un capelloUn cavaliere partì come un razzo, a far l'ambasciata.

Questa scoperta rese ancora più spiacevole la figura di quel giovane al cugino di Matilde, il quale, non sapendo dissimulare il suo dispetto, colla imprudenza della gelosìa, domandò alla fanciulla in tono sprezzante: Conosci forse quell'imbecille laggiù che da un'ora ti sta divorando cogli occhî e col cannocchiale?

Una sera, mentre era in iscena e cantava, lo sentì, più che non lo vedesse, entrare in un palco di proscenio, avvicinarsi al parapetto, fissarla col cannocchiale, e la poveretta, come se ritornasse alle emozioni dei virginali turbamenti, stonò forte, e non ebbe i soliti applausi alla sua aria favorita.

Ed il fluido vegetale del pane che l'accompagna, soggiunse un secondo. Col cannocchiale del maggiore speculai i provvidenziali quadrupedi, ed annunciai due barili. Un flauto a questa novella modulò dolcemente le note del brindisi nell'Ernani: «Allegri beviamo...» Un flauto! sclamai con gioconda sorpresa.

Col cannocchiale le sarebbe stato facile distinguer le fisonomie. Guido di Reana le aveva proposto un sistema di segnali per conversare insieme nell'ora in cui egli era a bordo; ella non volle; non volle nemmeno visitare il bastimento. Confessò che quella mole bianca le destava un terrore superstizioso, confessò che l'odiava. O forse il suo rifiuto aveva una ragione più semplice.

Qui debbo ricordare un curioso incidente. Avevo tratto di tasca, per osservare Fumone, un cannocchiale guarnito in metallo lucido, quando per caso lo rivolsi su un giovanetto che stava sulla strada, a poca distanza da me. Il ragazzo gettò un grido e fuggì in preda allo spavento.

Dopo quel primo incontro con lei, Gino Malatesti era stato distratto da altri pensieri, aveva avuto le sue piccole avventure, i suoi ripeschi, i suoi capricci, tutti decorati di quel gran nome che sapete, e mutati ad ogni tanto, come si mutano le figure in un caleidoscopio, ad ogni voltata del cannocchiale.

Ti vidi continuò prima che tu mi parlassi. Ti trovai un'aria così grave e severa che la idea dell'amore si allontanò da me e ne fui contenta; ma quando mi parlasti la seconda volta ne rimasi un po' colpita, e quando poi le nostre mani si sfiorarono sul cannocchiale sentii per un attimo con tutta me stessa che ci potremmo amare. Le tue parole su coloro che amano due volte mi fecero rimescolar tutta; però resistevo e sopratutto volevo nasconderti il mio sentimento; alcune altre tue parole che in fatto non mi piacquero m'aiutarono a fingere. Dio mio, sul prato di S. Nazaro ti amavo gi