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La descrizione che ne lasciò Ippolito Pindemonte è artistica: .... spaziose, oscure Stanze sotterra, ove in lor nicchie, come Simulacri diritti, intorno vanno Corpi d’anima vôti, e con que’ panni Tuttora, in cui l’aura spirar fur visti Sovra i muscoli morti e su la pelle Così l’arte sudò, così caccionne Fuori ogni rumor, che le sembianze antiche, Non che le carni lor serbano i volti Dopo cent’anni e più: morte li guarda E in tema par d’aver fallito i colpi⁴⁸⁵.

Il toro della quarta corsa era un animale basso e tarchiato, con le corna spaziose, che mal difendevano la sua vasta cervice. Il pubblico, a suon di fischi, cercò di protestare il toro, come inetto al combattimento. Ma Gallo, cui spettava l’onore della quarta corsa, interruppe le proteste, sollevando invece grandi applausi con tre o quattro «veronicas» davvero sorprendenti.

Egli era un sontuoso appartamento, quello della Perrotti, in via Palestro. Le sale non erano stragrandi, come quelle dei vecchi palazzi, ma spaziose abbastanza, e la quantit

113 Or che con gran stupor vede la gente sopra ogni muro e sopra ogn'alta torre entrare il cavalliero, immantinente è chi a narrarlo al re di Nubia corre, a cui la profezia ritorna a mente; ed obliando per letizia torre la fedel verga, con le mani inante vien brancolando al cavallier volante. 114 Astolfo ne la piazza del castello con spaziose ruote in terra scese.

Chiama gli abitatori dell'ombra eterne, Il rauco suon della tartarea tromba: Treman le spaziose atre averne E l'aèr fosco a quel rumor rimbomba.

E il Tempio ardeva, splendeva, nel sole giovine come la vita, con le sue gradinate di marmo spaziose al pari di strade maestre, costrutte nel sasso della montagna, simili a terrazzi aerei d’una reggia incoricábile; il Tempio adunava in tutte le ricchezze dei centomila pellegrinaggi, tutto il dolore delle innumerabili agonie; aveva ingoiate la piet

Ma voi, vivete in stanze vaste e spaziose, basta guardarvi in faccia per vedere che siete il ritratto della salute, voi dovete mercanteggiare le ore di lavoro?

Professa una specie di culto pei cavalli, è felice allorquando impalato sul ricco palafreno guida per le spaziose vie di Milano i suoi puledri puro sangue, ed è ancora più lieto quando solo nella scuderia può abbandonarsi con loro nell'idioma patrio in mille cordiali tenerezze. Sono l'unico oggetto che gli rammentino la patria, e li ama come s'ama la patria.

Il giorno in cui Loreta Lambertenghi entrò per la prima volta nel palazzo dei Polverari, edificio bruno e melanconico, posto in una delle più quiete strade di Verona, e che un vecchio domestico, tutto curvo nella sua livrea, la guidò silenziosamente attraverso a una fila di sale spaziose, dalle pitture antiche, dagli arredi severi, dove i passi risonavano forte sul lucido terrazzo, sino alla stanza in cui la padrona di casa la stava attendendo, ella ebbe una inesplicabile sensazione di orgasmo come se, emanando da quelle pareti scure, da quelle pitture tetre, dall'aspetto desolato di tutta quella casa, una superstiziosa titubanza si fosse repentinamente impadronita di lei.

Attraversato, il deserto cortile, salirono per uno scalone trionfale, adorno di statue polverose e monche, rappresentanti gli Dei dell'Olimpo, alle spaziose anticamere; l'unico servo, che vi dormicchiava da quattr'ore, si levò su dalla cassapanca, spaventato dal loro comparire; ma appena li ebbe riconosciuti, corse innanzi a spalancar le porte degl'interni appartamenti; e, annunziatili, mise dentro al segreto gabinetto della nobilissima sua padrona il consigliere Zebedia e il padre Apollinare.