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In quel momento vidi un uomo ben tarchiato che veniva verso di noi, con un cappello a larghe falde, una giubba di fustagno e calzoni simili che entravano negli stivali. Mi venne incontro con faccia aperta dicendomi: Di chi domanda? Del signor Nicola Bruni. Sono io.... Venga avanti. Io sono Daniele Carletti, nipote di Monsignor Giusep....

Che uomo è il dottore? domandò il cieco. Un uomo di aspetto comune, ma con una faccia buona. È vero, ha la voce affabile... è alto? No, mezzano. E come è? Voglio vederlo.... Vedilo, disse Ernesta scherzosamente; è un poco tarchiato, ha i capelli grigi, niente barba, mustacchi più neri che bianchi, fronte alta, naso medio, bocca grande... Lo vedi? No, rispose Leonardo.....

Un cardinale, alto e tarchiato come un colosso, in veste talare e calze pavonazze, a capo scoperto, agitando colla sinistra la calotta e alzando fra la turba l'indice della destra, lungo e grosso come un palo, sgonnellava tra quei forsennati e strillava a pieni polmoni come un banditore del mercato: È il dito di Dio! è il dito di Dio!

Traversò due grandi sale; alla terza s'arrestò di botto e sentì le ginocchia piegare sotto il peso dell'emozione. Tre altri uomini signori questi erano nella sala. Appena lo videro, uno di essi, un gentiluomo piccolo, grosso, tarchiato, con due occhietti cattivi, s'avanzò verso di lui. Vecchio! egli disse, voi siete un servitore della casa?

Anche il 20 Settembre, visto dietro le quinte.... Ci andava innanzi lentamente, portando un cerino acceso e strascicando i sandali, un piccolo frate tarchiato, che in alcuni punti teneva quasi con le spalle tutta la larghezza del corridoio, e ci copriva con la sua ombra.

Il giovinetto se ne andò saltellante e fece poco dopo ritornò, accompagnato da un barcaiolo, un pezzo di diavolone, tarchiato e traverso; che era un piacere a vederlo; intanto io aveva messo i compagni a parte della peregrina scoperta e, quando questi ultimi videro avvicinarsi quel colosso in giacchetta, gli si fecero incontro con una grazia e con certe fisonomie così gentilmente ridenti, che si poteva credere che non un omaccio, ma la più vaga figlia di Eva fosse entrata in quel mentre nel nostro caffè.

Il giorno seguente, appena fu un'ora da persone educate, andammo dal Comitato. Dopo molta anticamera, chè anche nella democrazia quando si comincia a salire si assume tutte le belle e gentili maniere le quali distinguono l'aristocrazia, fummo introdotti in quel sinedrio di senno e di patriottismo, e ci trovammo davanti al presidente Panni, un omaccino tarchiato colla barba lunga, nato a Firenze ma domiciliato da vario tempo a causa di affari a Marsiglia. Tanto lui come il segretario Lalli, si davano tutto il tuono di persone importanti, ci squadravano dall'alto in basso con una prosopopea da commissarii di polizia, e parlavano della guerra colla medesima autorit

Era questi un giovinetto bresciano, tarchiato, bruno, dalla faccia ardita: un garibaldino, anzi un mazziniano per la pelle, ma che in que' giorni, contentandosi, come diceva lui, di fare una cosa alla volta, raccoglieva compagni per la spedizione dei Mille. Dopo quel fatto un duello era inevitabile.

In quell'istante potevano essere le due dopo mezzanotte si aperse l'uscio del caffè, e un uomo pingue e tarchiato entrò nella sala. Al ritratto che ci era stato delineato poco prima, al berretto di pelo, alle mani calzate da guanti freschissimi, all'espressione singolare del suo volto, noi non tardammo a riconoscere in lui l'uomo di cui si era parlato. Allora, o fosse meraviglia, o fosse confusione di idee prodotta da quella sorpresa, ci alzammo unanimemente a salutarlo. Egli portò la mano al berretto con atto di cortesia schietto ma moderato, e si sedette all'altra estremit

Uno, il più vecchio e il più tarchiato, gli parve per l'appunto uno scudiere, o un famiglio. L'altro, era un bell'uomo tra i trenta e i quaranta, biondo di capegli, dal volto un po' arsiccio, ma bianco di carnagione, di leggiadre fattezze e di nobilissimo aspetto.