United States or São Tomé and Príncipe ? Vote for the TOP Country of the Week !


Anno 908 e 912. I costumi, e le arti della meretrice Marozia sembra, che assai si confacessero alla Chiesa di Roma, però che la sua discendenza cestisse ottimamente in mezzo a lei. Dalla sua famiglia nacque Benedetto VIII, il quale non potendo in altro modo vincere il fratello, e il figliuolo di Crescenzio, restauratori della repubblica romana ricorse ad Arrigo di Baviera, barattando la incoronazione di e costui a imperatore con la servitù della Patria; pessimo costui in tutto così, che corse fama in quel tempo essere stato sempre vivo dannato alle pene eterne dello inferno. San Piero Damiano nella vita dello abate santo Odilone racconta, che dopo morto, fu vista la sua anima da un santo vescovo cavalcare sopra un cavallo nero per luoghi romiti, e domandandole questi perchè cagione così dopo morto andasse sopra il cavallo nero cavalcando, quello rispose: il danaro sparso per elemosina ai poveri non avergli approdato avendolo con rapina raccolto; ne troverebbe il santo vescovo altro in certo luogo nascoso, lo pigliasse, e lo donasse per amore di Dio, e questo gli avrebbe fatto gran bene però che da buona fonte venisse. Anco i santi non isgabellavano papa Benedetto VIII; di lui migliore il fratello Giovanni XIX, che gli successe comprata a bei contanti la Vicaria di Cristo, e questo attestano non che altri gli stessi scrittori chiesastici: egli incoronò imperatore Corrado il Salico, e gli fu servo per dominare spietato; sempre con l'oro, e per questa volta, anco con un po' di violenza: a Giovanni successe il nipote Benedetto IV fanciullo di anni, e d'infamia provetto; cacciato dai Romani, che eleggono in sua vece Silvestro III, egli rientra in Roma per forza di arme, dove dimorato alquanto, trovando increscioso il papato, anch'egli a sua posta per ridursi a vita quietamente vituperevole vende vicariato di Cristo, doni dello spirito santo, infallibilit

Non dubitatenegli rispose Sant'Aubert; «le separazioni sarebbero troppo dolorose se le credessimo eterne. , Emilia cara, noi ci ritroveremo un Alzò gli occhi al cielo, ed i raggi della luna, che cadevan sopra di lui, mostrarono tutta la pace e la rassegnazione dell'anima sua, malgrado l'espressione della tristezza.

Stromboli, faro del Faro colle sue eruzioni eterne, visibile alla distanza di sessanta miglia, che stupisce d'ammirazione, di rispetto e di gratitudine il navigante battuto dalle tempeste, e che può alla sua vista cercar con sicurezza un rifugio, fuggendo alle terribili divoranti scogliere di Scilla.

Appena passato l'assalto, ancora tutta smorta e tremante, gli occhi umidi, il viso chiazzato, le labbra imbrattate di schiuma, ella ricominciava con la voce strozzata, le sue eterne e volgari accuse. A che punto l'avevano ridotta!... Potevano vantarsi di averla ammazzata.

Il poeta, frattanto, per la forza della sua natura, si solleva felicemente, al disopra di questi periodi di esaurimento nervoso, nel lucente regno del Bello, ed intona il suo dolore terreno alle eterne leggi dell'Universo. La sua poesia più bella, che Terenzio Mamiani non avrebbe sdegnato di sottoscrivere, è Vignanello.

L'incontro fu qual di vittoriosi; feste, funzioni di chiesa, giuramenti di guarentigie ed amicizie eterne, e soprattutto conferma delle donazioni di Pipino, ed aggiunte fattevi probabilmente, benché non negli estesi limiti riferiti da alcuni. E quindi tornò Carlomagno dinanzi a Pavia, e la prese finalmente in maggio o giugno 774.

Esse conobbero quello che tu medesima potevi conoscere e puoi; cioè che le costoro perpetue operazioni sarebbero ancora dopo la lor ruina ritenitrici eterne del nome loro; cosí come al presente divulgate per tutto il mondo le fanno conoscere a coloro che non le vider giammai.

, erano ancora le medesime, ed appartenevano a quella dinastia della bellezza che diede le splendide imperatrici, le indimenticabili etere, la rossa fiamma, il sogno delle eterne peccatrici. Da esse nasce la bella poesia di cui vive il mondo, la sorgente piena di nativit

Ma nondimeno le muove un dubbio, dicendo: «Ma dimmi la cagion, che non ti guardi Dallo scender quaggiú in questo centro», pieno di scuritá e di pene eterne.

Intanto passano i giorni, lunghi, monotoni; ed egli altro non vede che le grigie pareti dello stabulum, dal pavimento coperto di eterne immondezze; respira l'aria afosa, viziata, pregna di fetore; e non vede che di rado un po' di cielo, quando passa nel minuscolo cortile, chiuso da alte mura, dove c'è il pozzo, dal quale ha da attingere l'acqua, mentre nello stabulum stesso regnano le semi tenebre e la luce non entra che scarsa da una stretta finestra, chiusa da grate di ferro.