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Malgrado la presenza dell’ospite, mio padre ed io ebbimo l’onore di cenare coi padroni; io non ben persuaso, osservavo la contessa ridiventata oramai la marmorea donna dei giorni innanzi. Qualche volta gli occhi del cavaliere sembravano tradire occulte tenerezze e desiderii d’amore, ma essa ne sosteneva gli sguardi con verginale ignoranza.

Eccone uno, il primo, che s’infiora del sorriso d’una nobil donna a tutti nota: LA MARCHESA DELLA CERDA MENTRE DIVOTAMENTE LA RIVERISCE SI L’ONORE DI SIGNIFICARLE IL GIÀ CONCHIUSO MATRIMONIO DI D. GIUSEPPE DI SANTO STEFANO MARCHESE DELLA CERDA SUO FIGLIO CON D. GERTRUDE RUFFO ZIA DEL PRINCIPE DI SCILLA E CON PIENO OSSEQUIO SE LE RASSEGNA.

Bombita mi faceva l’onore di alloggiare al mio medesimo albergo, o per lo meno di pranzarvi, chè forse trascorreva le notti fra le bianche braccia di qualche «aficionada», per la quale ogni buon torero inevitabilmente comincia e finisce.

Maria vedendo il marito fremente pregò il maestro che persuadesse anche Silvio di lasciare il paese.... e per sempre. Non era possibile fare altrimenti, per la pace di tutti, e per l’onore di Maria.

«Oh!», diss’ io lui, «non se’ tu Oderisi, l’onor d’Agobbio e l’onor di quell’ arte ch’alluminar chiamata è in Parisi?». «Frate», diss’ elli, «più ridon le carte che pennelleggia Franco Bolognese; l’onore è tutto or suo, e mio in parte. Ben non sare’ io stato cortese mentre ch’io vissi, per lo gran disio de l’eccellenza ove mio core intese.

«Oh!», diss’ io lui, «non se’ tu Oderisi, l’onor d’Agobbio e l’onor di quell’ arte ch’alluminar chiamata è in Parisi?». «Frate», diss’ elli, «più ridon le carte che pennelleggia Franco Bolognese; l’onore è tutto or suo, e mio in parte. Ben non sare’ io stato cortese mentre ch’io vissi, per lo gran disio de l’eccellenza ove mio core intese.

¹⁷¹ Digiuna, o monaca, fa’ penitenza; sconta il lusso che tu sei procurato facendo debiti! E poichè era risaputo che la Superiora delle Repentite non avea voluto partecipare al comune sperpero, ed alla dama della Regina avea fatto intendere che non avrebbe potuto procurarsi l’onore della regale visita, un ultimo verso della canzone esclamava: Viva la monaca d’ ’i Repentiti!

In questa Via Sacra si vedeva spesso un Nubiano toccare in sulla spalla di un ragazzo dalla lunga capellatura, era un vecchio senatore dissoluto che chiamava questo giovanetto metamorfosato in donna; altrove un robusto portatore di acqua che si trovava a passar per caso era disputato da due grandi dame che lo avevano notato simultaneamente e che facevano a gara a chi fosse la prima a sacrificargli l’onore.

Nel 1613 Ferdinando Gonzaga rinunciando al cappello cardinalizio e assumendo nome e potere ducale concesse ad Andrea Barbazza l’ufficio di cameriere segreto e l’onore di intimo consigliere.

Il sussiego e l’etichetta non salirono mai oltre i mille metri sul livello del mare: il Re, accampato sopra i duemila, amava di vivervi da gran signore ospitale e magnifico, ma accostevole ed alla mano. Io non ebbi mai l’onore di parlare con lui, ma intesi raccontare fatterelli caratteristici, che tutti lo dipingono ad un modo.