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Non ho intrighi, tu lo sai, non faccio la corte a nessuna donna; colle ballerine mi piace solo cenare, perchè in generale sono creature allegre e d'una ignoranza e d'un appetito che mettono di buon umore; non giuoco, non mi ubbriaco, non faccio debiti.

Per sapere se qualcosa gli fosse avvenuto cogli Alemanni, disegnava di mandare l'indomani qualcuno a C.... con un biglietto per don Marco: ma pel momento, avendo in casa il figliuolo non temeva di nulla, e finì di cenare, senza essersi raccappezzata in quella tristezza e in quel viso scuro.

Vuol esser condotto nella sua camera, o vuol cenar prima? Roberto preferì di cenare. Non gli pareva vero di trattenersi ancora un poco in quell'ambiente schietto, sereno, affettuoso. Maria non era bella. Era magra, pallida, con fattezze piuttosto irregolari; ma aveva due grandi occhi cilestri pieni di dolcezza e di pensiero, e una bocca facile a sorridere e guarnita di bianchissimi denti.

DON FLAMINIO. Andiamo a cenare e verremo quando sará piú imbrunita la notte. DON IGNAZIO. Andiamo. DON FLAMINIO. Andate prima, ché verrò dopoi. PANIMBOLO. Giá è gito via. DON FLAMINIO. Panimbolo, a me par che la cosa riesca bene. PANIMBOLO. Avete finto assai naturale. Mi son accorto che la gelosia li attaccò la lingua che non possea esprimere parola.

«Buona cosa a sapersi: stassera vi invito a cenare in casa vostra, che? i suonatori accordano i clarini....... signor chirurgo, buonaventura.» E così dicendo il capitano tornò al suo posto.

Non si balla, inanzi cena; ché ci ha fatto restar tanto per via questo gottoso ch'è passato l'ora di far le cerimonie de li sposi: onde siete pregati da madonna prima andarvene al letto e poi cenare. E, se vorrete pur tornar dimane e lasciarci istasera queste donne, vi fia concesso piú che volentieri.

Il padre Anacleto poi, giunto al convento che era l'ora d'andare in refettorio a cenare; per non farsi scorgere, s'andò a sedere al suo posto: ma com'è da pensarsi non prese nulla. Per ingannare quei momenti, si pose a guardare un affresco, che era in fondo alla sala, sopra la sedia del guardiano; e doveva rappresentare una cena, fatta tra San Rocco e non so quali altri santi.

Ma quella primavera, con molta meraviglia della Vige e non piccola mortificazione del diligente ragazzo, il professore non scese neppure una volta al luogo favorito. Terminato appena di cenare, accendeva il sigaro e seguito da Prè Zuan, il fido cane di casa, se ne andava a fare qualche lunga passeggiata scegliendo di solito le strade meno battute ed evitando di attraversare i luoghi più popolosi.

Appena Guiberto ebbe udito che andavano ad attentare alla vita di Ildebrando, appena ebbesi veduti dileguare d'innanzi i tre antesignani della congiura, anch'egli si leva da cenare e nelle sue stanze si ritira. Cento pensieri lo assalgono ad un tempo. Prima i pensamenti dell'arcivescovo, il quale vedeva finalmente rimossa la pietra angolare che i passi alla sua ambizione attraversava. Egli vedeva scrollati gli alti disegni di quel severo pontefice, che alzatosi in mezzo al secolo, e, saldo come roccia colossale, aveva detto a tutte le leggi, a tutti i principii, a tutti i costumi che contro lui andavano a infrangersi: volgete il corso! Egli vedeva il suo più ostinato nemico abbattuto, dinoccolato nella polvere; e seco, tutte le ambiziose riforme, gli arditi concetti, e le rigidezze insensibili. Egli sentiva i popoli italiani respirare dal giogo novello, che aspra teocrazia gli preparava non il giogo soave del Vangelo, non la legge di carit

«Alle undici, nuovo silenzio. È l’ora in cui ognun finisce di cenare. È l’ora pure in cui i caffè sono pieni di oziosi e di viziose. Le libere passeggiatrici non osando più di restar in istrada, per non farsi arrestare dalla ronda che a tal ora è in giro, si rifuggiano nei caffè.