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Difatto il cappellan dal prete è gito; il prete coll'abate fece motto; l'abate col mercante ha stabilito che si mettesse la puttana sotto; e quella indusse il frate al suo partito. È ver che ci fu in mezzo anche un borsotto; ma non si sa se questo andasse in mano alla puttana, al frate o al cappellano. Basta che Fiordiligi fe' tenere alla bizzarra il vigliettin che ho detto.

Al fin le donne in campo, e in Arli è gito Ruggiero; ed io il mio canto ho qui finito. 1 Cortesi donne, che benigna udienza date a' miei versi, io vi veggo al sembiante, che quest'altra subita partenza che fa Ruggier da la sua fida amante, vi d

TRASIMACO. Riniego Marte, se non t'ammazzo; ché ti son gito cercando per tutte l'ostarie, dubitando che non fossi restato in pegno, per riscattarti. GULONE. M'hai interrotto un discorso che facea contro la natura. TRASIMACO. La natura fu sempre tua nemica, e sempre le fosti contrario. GULONE. Come uomo di poco spirito, non posso penetrar nella grandezza e magnificenza sua, toccarne il fondo.

Oh contro me implacabil contumacia di fortuna! se taccio fo male, se parlo fo peggio, se non parlo io parlerá il ventre per me. Che speranza posso aver io di salute, se l'infirmitá ch'io pato sono fra contrarie e discordanti, e quel che giova all'uno nuoce all'altro? ERASTO. Cintio mio, vi son gito cercando una gran pezza. CINTIA. Eccomi per servirvi. ERASTO. Ti ha lasciato il dolore?

La vecchiarella vicaria, meschina, con una sua reliquia sta segnando. La sacristana un cingol ha di prete; grida lontan: Vi lego, o v'arrendete. A Marfisa il zendale è gito a terra: tre suore in quello sono incespicate. Cadute, alla bizzarra fanno guerra con graffi e morsi, alle gambe attaccate. Marfisa un Cristo appeso al muro afferra e loro di gran crocifissate.

La maggior cortesia che possa farti è darti una boffettina dietro la testa e farti balzar gli occhi fuor della testa piú di un miglio e farti restar figura contrafatta, e con un dito farti piú busi nel corpo che non ha un crivello da crivellar meloni! ERASTO. Capitano, ti son gito cercando molte volte per far teco questioni per conto di Amasia, e or vogliamo azzuffarci.

CAPITANO. Son gito cercando quel furfantello di Cintio, l'ho dato una buona stretta; ma le botte l'han gionte l'ali a' piedi: le buone gambe l'han salvato, ché con questa sola scrima si scampa dalle mie mani. DULONE. Io ho inteso dar certe botte e gridar molto. CAPITANO. Le botte le dava io, e colui che le riceveva era quel che gridava.

DON FLAMINIO. Andiamo a cenare e verremo quando sará piú imbrunita la notte. DON IGNAZIO. Andiamo. DON FLAMINIO. Andate prima, ché verrò dopoi. PANIMBOLO. Giá è gito via. DON FLAMINIO. Panimbolo, a me par che la cosa riesca bene. PANIMBOLO. Avete finto assai naturale. Mi son accorto che la gelosia li attaccò la lingua che non possea esprimere parola.

Oh come sopra ogni timor le preme, che per porla in oblio se ne sia gito! che vistosi Amon contra, ed ogni speme perduta mai più d'esserle marito, si sia fatto da lei lontano, forse così sperando dal suo amor disciorse;

DOTTORE. Panfago, non star piú nascosto: il pazzo è gito via. PANFAGO. O a che periglio mi son oggi trovato d'esser strangolato e non poter piú mangiare! Or non poteva attaccarmisi piú tosto con i denti al naso, strapparmi l'orecchie o ficcarmi i diti negli occhi?