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Infine il pavone si servì. Guiberto allora si alza, e prendendo un calice d'oro traboccante di borgogna, dice: Alla salute dei nuovi nostri ospiti, ed al pieno compimento delle vostre speranze, principe Baccelardo. Baccelardo, così particolarmente distinto, si alza anch'esso, e risponde: Mille mercè, monsignore; ed alla vostra maggiore grandezza!

Guiberto olim Priore di Lacedonia, nunc Episcopus Ravennatis ». A questa lettura Ildebrando rimane come stordito. Per un pezzo guarda il suolo fitto fitto e convulso calca sul tavolo le polpastrella delle dita, poi tutto ad un tratto lo percuote del pugno, si leva in piedi e grida: Sire Cristo! gitterò le tue chiavi nel Tevere se non mi lasci punire questi ribaldi che si prendono giuoco di me.

Il campione della Chiesa continua: In tutte le guerre, in tutte le avvisaglie, in tutte le cacce, in tutte le corti bandite, accompagnato da istrioni e cantatrici, da chierici e da soldati, si trova il priore Guiberto, e nel più folto sempre delle mischie, nel più osceno de' bagordi. Egli ha rapita la moglie al sire di castel la Baronia che si recava alla caccia.

Gli era forza, sclama Guiberto, perchè questo fanciullo era nato ed aveva vissuto, nei suoi primissimi anni, in casa dei signori di Coreggi di Parma, dove sua madre era donna di governo, e dove la vecchia castellana lo tenne quasi figlio tra i militi e la corte del castello.

Ma presto, in nome di Gesù! fuggi presto; potresti essere inseguito. Guiberto si getta al collo di Alberada, le d

Si passa la mano sulla fronte, quasi volesse sgombrarla dalla pesantezza del sonno, e dimanda: Che debbo dunque fare di questo negozio? Leggete, leggete, ser abate, sclamano alcune voci dalla sala. Ed egli levandosi da sedere legge: « Guiberto, per volere di Dio e di Enrico III imperatore, priore nel monistero di Lacedonia e barone, ad Alessandro II antipapa, salute e pace se la desidera ».

Ebbene, centurione? dimanda Guiberto al soldato che loro si approssimava. E quegli facendo cenno di saluto ai due cavalieri, si volge a Roberto Guiscardo e risponde: Monsignore, papa Gregorio VII manda due legati che dimandano tosto essere ammessi alla vostra presenza. Che dobbiamo fare di costoro?

Allora Rolando gli consegnò lettere di Enrico, e Guiberto, nel momento istesso, mosse la sua corte di Roma e partì. Rolando si recò al concilio, e dopo aver presentati i brevi di credenza alla porta entrò nella sala.

Ciò non mi basta, riprende Ildebrando, mi è d'uopo che tu giuri altresì sull'ostia consacrata il giorno di Pasqua, chiusa in questa reliquia, che se Guiberto non ascolta le tue parole o non crede alle mie promesse, tu tornerai a me; che se egli vorr

Lunga, viva, tumultuosa divampò la discussione che tra il principe Gisulfo, que' della sua corte, ed il priore Guiberto si aprì.