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FANNIO. Ermafroditi sono quelli che hanno l'uno e l'altro sesso. RUFFO. Ed è Lidio uno di quelli? FANNIO. , dico. RUFFO. Ed ha il sesso da donna e la radice d'uomo? FANNIO. Messer . RUFFO. Te giuro, alle guagnele, che mi è sempre parso che Lidio tuo abbia, nella voce e anco ne' modi, un poco del feminile.

E tornerommene per la strada di dreto perché altri non mi veda, partendo da te, entrare in casa. Addio. LIDIO femina. Addio. LIDIO femina, FANNIO servo, RUFFO negromante. LIDIO femina. Hai tu udito, Fannio? FANNIO. ; e notato quel «come suoli». Certo, per altro sei còlto in iscambio. LIDIO femina. Cosí è vero. FANNIO. Sará bene avvertirne Ruffo che a punto a noi torna.

SAMIA. Ha uno spirito favellario. FESSENIO. Familiare, vuoi dir tu. SAMIA. Non so ben dir queste parole. Basta che ben saprò dirgli che venga a madonna. Fatti con Dio. Vedi, olá! non ne parlare. FESSENIO. Non dubitare. Addio. SAMIA serva, RUFFO negromante. SAMIA. Egli è ancor buon'ora che Ruffo non sará ancor tornato a desinare. Meglio è guardare se in piazza fusse. Ed oh! oh! oh! ventura!

RUFFO. Se cosí staman parlavi, non seguiva questo errore: del quale ho però piacere perché tu cognosca quanta sia la potenzia del mio spirto. FULVIA. Tra' mi presto di questa angoscia; ché, s'io nol vedo, non posso rallegrarmi. RUFFO. Non solo il vedrai, ma con mano il toccherai. FULVIA. E tornerá oggi da me? RUFFO. Sono omai venti ore e poco teco star potria.

Oh! oh! oh! amatoria credulitá! Oh! oh! Ecco Lidio e Fannio giá spogliati. RUFFO negromante, LIDIO femina, FANNIO servo. RUFFO. Vorrei che voi fusse ancor vestiti da donne. LIDIO femina. Perché? RUFFO. Per tornare da lei. Ah! ah! FANNIO. Di che cosí sconciamente ridi? RUFFO. Ah! ah! ah! ah! LIDIO femina. Di' : che hai? RUFFO. Ah! ah! ah!

RUFFO. Or che so lo spirito esser ben volto verso te, ti dico chiaramente che lo amante tuo tornerá maschio subito. Ma, per piú non equivocare, di' chiaro quel che vuoi. FULVIA. La prima cosa, che se li renda il coltel della guaina mia, intendi? RUFFO. Benissimo. FULVIA. E che in abito, non in sesso da donna torni a me.

FANNIO. E' mi aspetta qui presso; e sta tanto bene che non è persona che non lo pigliasse per donna. RUFFO. Oh! oh! quanto mi piace! Fulvia vi aspetta. Va', trova Lidio e da lei ve n'andate. Io de qui intorno non mi partirò, per intendere poi a che fine se arreca la cosa. Oh! oh! oh! Ella è, vedi, giá in su l'uscio. Ben ha presto fatto quanto li dissi. FESSENIO servo, FULVIA.

Questa famiglia aveva accettato con entusiasmo le idee repubblicane nel 1799. Aveva poi accolto i conquistatori francesi come liberatori e fratelli. Al reintegramento dei Borboni, quelli della famiglia di Nubo, che non perirono sul palco, furono sterminati dai briganti del cardinal Ruffo. I loro beni furono confiscati; il loro nome, devoluto all'infamia.

SAMIA. Subito che l'ho trovato. SAMIA serva, RUFFO negromante. SAMIA. Oh! oh! oh! Gran ventura! Ecco Ruffo. Contentiti el cielo. RUFFO. Che cerchi, Samia? SAMIA. Consumasi di sapere quello che hai fatto della faccenda sua. RUFFO. Credo si condurrá in porto. SAMIA. E quando? RUFFO. Verrò a dire a Fulvia il tutto. SAMIA. Tu stai pur troppo a far questa cosa.

FANNIO. Rimanemo che chi prima arrivava l'altro aspettassi. LIDIO femina. Meglio è che Ruffo aspetti noi. Leviamoci di qui, perché colui che è non ci veda, se fusse alcuno che per ordine di Perillo me cercasse: se ben de' sua non mi pare. FESSENIO servo, CALANDRO. FESSENIO. Non potria meglio esser ordinata la cosa.