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In questo punto, ch'a la turca gente Di sua salute ogni sentier si toglie, Scorge Megera, e giù nel cor dolente Più sdegno cresce, e più furor raccoglie; Per le spumose labbra un mugghio ardente Dal petto arrabbiatissimo discioglie, E da lo sguardo spaventoso e fosco Schizzano gli occhi immedicabil tosco.

I giovani, pronti, eseguiscono l'esercizio, ma il dottore sbuffa, brontola, grida. Lo sollevano di peso. Il piatto di maccheroni gli si rovescia sulla giubba. Crollo di bicchieri Inondazione di vino. Risate, urli, schiamazzo. Tutti spingono il dottore, lo pigiano come l'uva. Schizzano le sue urla.

È una fanciulla pallida e bella. Ella s'avanza, Tenendo sulle labbra l'indice, a passi lievi. Le sue pupille intorno schizzano lampi brevi E inquïeti, e, scorgendo col

Facce plasmate di bile. Baffi gialli che schizzano fuori dai visi scheletrici. Bestiame umano masticato dall'uragano. Occhi vitrei che fissano senza vedere. Lerciume ondeggiante di cappottoni curvi come verniciati di sterco e piscio.

Il signor Del Crema, viso paonazzo grondante di sudore, spinge affannosamente alla ribalta la sua eloquenza e la sua pancia, botti spaccate che schizzano, tuonano, sputacchiano, inaffiano rosso. I suoi paroloni-piedoni pigiano l'uva dell'assemblea. Come, dove salvarsi? Vedo mani sul viso, parafanghi. Braccia alzate come parafulmini. Tutti i cappelli delle signore abbassati, paralumi.

Qui la vegetazione è libera, le piante crescono invadendo il regno dell'aria coi robusti polloni e penetrando la terra con le grosse radici: i rami si dividono, si moltiplicano, s'intrecciano allegramente. Le fronde salgono, scendono, fanno capolino dappertutto; sono brune in cima, pallide al basso, e presentano tutte le più delicate tinte del verde, da quello opalino, trasparente, aereo, sino al vigoroso e forte che quasi sembra nero. Il sole manda negli interstizi certi raggi sottili sottili che paiono capelli biondi luminosi, getta in terra tanti cerchietti lucidi che sono la sua piccola e ridente immagine; la luce è buona, la luce è soave nel bosco. Malgrado la stagione avanzata spuntano ancora gli anemoni, protetti dalla frescura, e le lucertoline brillanti schizzano tra le alte erbe i sentieri non sembrano tracciati, vi sono labirinti, crocicchi, salite, discese; ogni tanto un vano azzurro che si allarga, si allarga: è la pianura inondata di luce; è scomparsa, ecco il bosco un'altra volta. Il bosco sorride, parla, canta: si odono dintorno lievi sospiri di benessere, voci indistinte e vaghe, confusi mormorii che sembrano parole di gioia balbettate da labbra infantili. Giungono odori forti e sani, leggermente aspri: sono i profumi energici di quegli alberi vigorosi, è lo scoppio della loro gioventù, è il succhio impetuoso di vita che sale in essi e rompe la corteccia. Calma meravigliosa in tanta vitalit

E vibrano dolorose corde per strappi recenti: e schizzano sarcasmi che fanno salire le lagrime agli occhi, come in quei prigionieri di Leontieff: Essi tornano. A branchi, come pecore qua e l

Le ossa stritolandosi stridono: schizzano dintorno sangue, lacerti di carne, e frantumi di costole: poi il boia si curva, e gli pone sotto il collo la mazza, sopra la fronte un piede, sopra il seno un ginocchio, e gli sbarra la pancia, dove, tuffando il braccio fino al gomito, lo ritrae imbrattato di sangue, con le viscere fumanti del giustiziato in mano, le quali mostrò al popolo urlando: Questa è la corata di Giacomo Cènci.

Intorno a me dieci tappi di bottiglie di vino spumante trattenuti coi pollici saltano salutando il mio «Amen» con un incrocio di getti rossi biondi. Innaffiano anche il soffitto docciando le capigliature delle ragazze che ridono pizzicate sprizzando fra le braccia grigio-verdi. Arterie e cuori che schizzano entusiasmo. Bottiglie vive, che gareggiano in scoppi di tappi scappanti.

A destra e a sinistra, le folte file delle donne decapitate, come altrettanti inaffiatoi agitati piovono un roseo squisito tepore di sangue sopra i vagoni, ceste di ferro ricolme di frutti vivi. Avanti, treno rosso! I due grandi ventagli di donne scarlatte schizzano orrore sulla folla in delirio che avviluppa la casa del cantoniere.... La folla s'ingolfa per la porta scoppiata, come una tortuosa gomena che s'accanisca a passare per la cruna d'un ago.... Il primo gruppo che entra riempie la casa d'un albero bizzarro, mostruoso, agitato da un vento di follia. Albero dalle liane vive, che s'annodano e s'intrecciano destramente per espandersi alfine sulla terrazza e giù dal parapetto, in grappoli vermigli dagli