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Lasciai le passïoni, che con succhio di tentacoli, ingorde, irte, contratte, vuotavano le mie vene scarlatte per gettarmi dei morti al sozzo mucchio: ma mi seguono esse, in false vesti, guardinghe, pronte per colpirmi al fianco, s’io vacilli, s’io dubiti, se stanco il capo in pianto io curvi, o il piede arresti.

Gioia di acquistare la potenza guizzante d'un grande pesce-spada prima di partire per il fronte. Le bocche dei cannoni nemici amano simili pesci temerari. Mi succhio un dito. Sono fresco e saporito. Il pasto dei cannoni, porrebbe essere veramente succulento.

Accostò alla ferita le labbra e succhiò, rigettando il sangue e il veleno, forbendosi le labbra bianche col gran moccichino scuro a quadroni. E allora tutta la sala numero quattro proruppe in un applauso. Il colono di Melito agitava il berrettino... Dove sei ora, piccola monaca bianca, Carmela, mistica anemica, figlia della laguna, ove sei?

E 'l mastin vecchio e 'l nuovo da Verrucchio, che fecer di Montagna il mal governo, la` dove soglion fan d'i denti succhio. Le citta` di Lamone e di Santerno conduce il lioncel dal nido bianco, che muta parte da la state al verno. E quella cu' il Savio bagna il fianco, cosi` com'ella sie' tra 'l piano e 'l monte tra tirannia si vive e stato franco.

Don Diego voleva penetrare i disegni altrui, dissipare il caos della sua anima e della situazione, scandagliare Bambina, pesare la sua risoluzione. La serata fu triste e silenziosa. Don Diego trangugiò prestamente la pietanza che, preparate pel desinare, servì di cena. Bambina succhiò qualche ciliegia. Il tempo della miseria rassegnata e lieta della provincia era passato.

E 'l mastin vecchio e 'l nuovo da Verrucchio, che fecer di Montagna il mal governo, la` dove soglion fan d'i denti succhio. Le citta` di Lamone e di Santerno conduce il lioncel dal nido bianco, che muta parte da la state al verno. E quella cu' il Savio bagna il fianco, cosi` com'ella sie' tra 'l piano e 'l monte tra tirannia si vive e stato franco.

Avido di bere; reso pazzo dalla sete; desioso di conservare la vita, per radunare le sparse membra della sua tribù, per organizzarle, per prepararle alla vendetta, si gettò sul cavallo, gli aprì, col pugnale, una vena al collo, portò le labbra alla ferita e succhiò il sangue caldo dell'animale, che si dimenava negli spasimi dell'agonia. Beveva, beveva! Mio serpente, sii lodato! Beveva, beveva!

Cert'inni infami d'uno stile impuro, che tenean per sublimi e lor diletti, a Venere, a Priápo, ad Epicuro; certe lorde canzon, certi sonetti da far entrare in succhio un tronco, un muro, recitavan que' dotti giovinetti; e le spregiudicate in ratto e in gloria studiavan appararli alla memoria.