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ARIEL, spirito aereo. Altri spiriti al servizio di Prospero. La scena è a bordo di una nave sul mare, poi in un'isola disabitata. A bordo di una nave, sul mare. Una bufera con tuoni e fulmini. Entrano il PADRONE della nave e il QUARTIERMASTRO. Mastro.... Eccomi, Padrone: che c'è? Bene. Parla ai marinari e manovrate alla spiccia: altrimenti andiamo tutti a fondo. Presto! presto! Exit.

Se in quello stesso momento m'avessero fatto uscire per dove ero entrato, non so se avrei saputo dire quello che avevo visto. Una foresta di colonne, un visibilio d'archi e di ricami, un'eleganza indefinibile, una delicatezza inimmaginabile, una ricchezza prodigiosa, un non so che di aereo, di trasparente, di ondeggiante, come un gran padiglione di trina; un'apparenza quasi d'un edifizio che si debba dissolvere con un soffio, una variet

Vederla apparire ogni giorno, lassù, nel verde aereo nido accanto alla cascata dell'Aiga, che momento per lui! E come volavano inavvertite le ore, mentre la montagna custodiva il suo dolce segreto! Gli uccellini della macchia non fuggivano più, vedendo appressarsi quei due fortunati, immemori, inconsapevoli d'ogni altra cosa che non fosse il loro affetto scambievole.

Ed ora, mia dolce Fidelia parlava l'Albani alla sua donna durante il tragitto aereo bisogna affrettare il compimento della nostra felicit

Modesta modesta nel suo abito grigio, con un tocco di lontra in testa ed uno scialletto sul braccio, Marta si allontanava sul sentiero coperto di foglie secche, sparendo e ricomparendo col suo passo aereo, mentre le serviva di sfondo ora una colonna d'edera addossata sul tronco di una quercia, ora il pennacchio onduleggiante delle acacie che sfioccavano via per l'aria le piccole foglie gialle.

Appena la gioia pazza è sedata, di nuovo in macchina verso un suono strano gemente, umano e non umano, profondo e aereo, inesplicabile, venuto di lontano di sotto terra o dal cielo, il suono mi fruga nel petto, cerca, cerca, trova e mi pugnala il cuore di una dolcezza straziante acutissima... Sole! sole! Sole! Sole!

Fin da giovinotto, ci raccontava in questi anni, nel giungere su una prominenza, su una vetta qualunque, egli si sentiva invaso da un «bien aise» insolito e come purificato da ogni sozzura terrestre in quell'ambiente aereo e vivificante; e rimaneva lunghe ore estatico ad ammirare le bianche guglie delle montagne circostanti, sulle quali avrebbe bramato volare onde abbracciare un più vasto orizzonte.

Il giovine, che l'aveva intesa alle prime, s'inchinò senza dir verbo, e d'un salto fu sul davanzale. Poco stante, facendo gran forza di braccia, si calò fino all'ultimo lembo del suo aereo sostegno. Messere, dimandò egli a bassa voce, ove siete? Son qua, buon Antonio. Hai voluto scendere anche tu? Pon' mente; s'è strappata la fune. Lo so. A che altezza da terra? Cinque, o sei braccia, mi pare.

Dinanzi si apriva allo sguardo la scena interminata del mare; laggiù sotto il maschio i baluardi con qualche sentinella che passeggiava col fucile sopra la spalla, più in fondo la darsena che in quel momento pareva deserta; i galeotti erano fuori al lavoro. Curzio non poteva capire donde e da chi gli fosse stato lanciato quel dispaccio aereo.

Fuori, fuori all'assalto! e si finisce il pranzo alla rinfusa, sbandati, con grande scrosciar di risate nella risata fulva del Tramonto, tutto nuvole di cristallo incandescente, bottiglie spumeggianti d'oro, cirri di porcellana viola affastellati, luminoso banchetto aereo sospeso a picco sulla pianura veneta crepuscolare.