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«Riedi alla Croce! mi dicea; sforza Calunnia indarno di tenerla a vile: La Croce sol gl'indegni fochi ammorza, La Croce sol fa l'uom grande e gentile, La Croce sol d

Allor li fu l’orgoglio caduto, ch’e’ si lasciò cascar l’uncino a’ piedi, e disse a li altri: «Omai non sia feruto». E ’l duca mio a me: «O tu che siedi tra li scheggion del ponte quatto quatto, sicuramente omai a me ti riedi». Per ch’io mi mossi e a lui venni ratto; e i diavoli si fecer tutti avanti, ch’io temetti ch’ei tenesser patto;

Lo fissa con indicibile espressione d'interesse e di sorpresa, ed esclama: No, non m'inganno, è il mio Flavio ch'io piansi perduto, è lui che ritorna a me, che risponde finalmente alle lunghe chiamate del mio cuore. Oh, sii benedetto tu che mi riedi alla vita! E nell'impeto della passione che in un attimo le si era ridestata ardentissima, si china su quel volto e lo copre di baci e di carezze.

Quand’ io mi fui umilmente disdetto d’averlo visto mai, el disse: «Or vedi»; e mostrommi una piaga a sommo ’l petto. Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi, nepote di Costanza imperadrice; ond’ io ti priego che, quando tu riedi, vadi a mia bella figlia, genitrice de l’onor di Cicilia e d’Aragona, e dichi ’l vero a lei, s’altro si dice.

Poi sorridendo disse: <<Io son Manfredi, nepote di Costanza imperadrice; ond'io ti priego che, quando tu riedi, vadi a mia bella figlia, genitrice de l'onor di Cicilia e d'Aragona, e dichi 'l vero a lei, s'altro si dice. Poscia ch'io ebbi rotta la persona di due punte mortali, io mi rendei, piangendo, a quei che volontier perdona.

Ma quell'alma nel ciel che piu` si schiara, quel serafin che 'n Dio piu` l'occhio ha fisso, a la dimanda tua non satisfara, pero` che si` s'innoltra ne lo abisso de l'etterno statuto quel che chiedi, che da ogne creata vista e` scisso. E al mondo mortal, quando tu riedi, questo rapporta, si` che non presumma a tanto segno piu` mover li piedi.

Allor li fu l’orgoglio caduto, ch’e’ si lasciò cascar l’uncino a’ piedi, e disse a li altri: «Omai non sia feruto». E ’l duca mio a me: «O tu che siedi tra li scheggion del ponte quatto quatto, sicuramente omai a me ti riedi». Per ch’io mi mossi e a lui venni ratto; e i diavoli si fecer tutti avanti, ch’io temetti ch’ei tenesser patto;

Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi, nepote di Costanza imperadrice; ond’ io ti priego che, quando tu riedi, vadi a mia bella figlia, genitrice de l’onor di Cicilia e d’Aragona, e dichi ’l vero a lei, s’altro si dice. Poscia ch’io ebbi rotta la persona di due punte mortali, io mi rendei, piangendo, a quei che volontier perdona.

Tu non se’ in terra, come tu credi; ma folgore, fuggendo il proprio sito, non corse come tu ch’ad esso riedi». S’io fui del primo dubbio disvestito per le sorrise parolette brevi, dentro ad un nuovo più fu’ inretito e dissi: «Gi

Ma quell’ alma nel ciel che più si schiara, quel serafin che ’n Dio più l’occhio ha fisso, a la dimanda tua non satisfara, però che s’innoltra ne lo abisso de l’etterno statuto quel che chiedi, che da ogne creata vista è scisso. E al mondo mortal, quando tu riedi, questo rapporta, che non presumma a tanto segno più mover li piedi.