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ombre portate da la detta briga; per ch’i’ dissi: «Maestro, chi son quelle genti che l’aura nera gastiga?». «La prima di color di cui novelle tu vuo’ saper», mi disse quelli allotta, «fu imperadrice di molte favelle. A vizio di lussuria fu rotta, che libito licito in sua legge, per tòrre il biasmo in che era condotta.

ombre portate da la detta briga; per ch'i' dissi: <<Maestro, chi son quelle genti che l'aura nera si` gastiga?>>. <<La prima di color di cui novelle tu vuo' saper>>, mi disse quelli allotta, <<fu imperadrice di molte favelle. A vizio di lussuria fu si` rotta, che libito fe' licito in sua legge, per torre il biasmo in che era condotta.

Quand’ io mi fui umilmente disdetto d’averlo visto mai, el disse: «Or vedi»; e mostrommi una piaga a sommo ’l petto. Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi, nepote di Costanza imperadrice; ond’ io ti priego che, quando tu riedi, vadi a mia bella figlia, genitrice de l’onor di Cicilia e d’Aragona, e dichi ’l vero a lei, s’altro si dice.

ombre portate da la detta briga; per ch’i’ dissi: «Maestro, chi son quelle genti che l’aura nera gastiga?». «La prima di color di cui novelle tu vuo’ saper», mi disse quelli allotta, «fu imperadrice di molte favelle. A vizio di lussuria fu rotta, che libito licito in sua legge, per tòrre il biasmo in che era condotta.

Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi, nepote di Costanza imperadrice; ond’ io ti priego che, quando tu riedi, vadi a mia bella figlia, genitrice de l’onor di Cicilia e d’Aragona, e dichi ’l vero a lei, s’altro si dice. Poscia ch’io ebbi rotta la persona di due punte mortali, io mi rendei, piangendo, a quei che volontier perdona.

La qual cosa ella fa, mossa e ammaestrata dalla divina grazia, quante volte è da noi lasciata esser donna e imperadrice de' nostri sensi; ma, quando la sensualitá, per le nostre colpe, la caccia del luogo suo e signoreggia ella, la ragion tace e diventa mutola, non comanda, non dispon piú secondo il suo consiglio le nostre operazioni.

E l'amato mio Foscolo infelice, Sebben lui fede ancor non consolasse, Talor volea con umile cervice Mescersi all'alme per cordoglio lasse, Che la bella de' cieli Imperadrice Imploravan che a lor grazia impetrasse; E quando al tempio a sera ei mi seguiva, Indi commosso e pensieroso usciva.

Poi sorridendo disse: <<Io son Manfredi, nepote di Costanza imperadrice; ond'io ti priego che, quando tu riedi, vadi a mia bella figlia, genitrice de l'onor di Cicilia e d'Aragona, e dichi 'l vero a lei, s'altro si dice. Poscia ch'io ebbi rotta la persona di due punte mortali, io mi rendei, piangendo, a quei che volontier perdona.

ombre portate da la detta briga; per ch'i' dissi: <<Maestro, chi son quelle genti che l'aura nera si` gastiga?>>. <<La prima di color di cui novelle tu vuo' saper>>, mi disse quelli allotta, <<fu imperadrice di molte favelle. A vizio di lussuria fu si` rotta, che libito fe' licito in sua legge, per torre il biasmo in che era condotta.

Quand'io mi fui umilmente disdetto d'averlo visto mai, el disse: <<Or vedi>>; e mostrommi una piaga a sommo 'l petto. Poi sorridendo disse: <<Io son Manfredi, nepote di Costanza imperadrice; ond'io ti priego che, quando tu riedi, vadi a mia bella figlia, genitrice de l'onor di Cicilia e d'Aragona, e dichi 'l vero a lei, s'altro si dice.