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Aggiornato: 15 giugno 2025
E 'l duca mio a me: <<O tu che siedi tra li scheggion del ponte quatto quatto, sicuramente omai a me ti riedi>>. Per ch'io mi mossi, e a lui venni ratto; e i diavoli si fecer tutti avanti, si` ch'io temetti ch'ei tenesser patto; cosi` vid'io gia` temer li fanti ch'uscivan patteggiati di Caprona, veggendo se' tra nemici cotanti.
Quand'io mi fui umilmente disdetto d'averlo visto mai, el disse: <<Or vedi>>; e mostrommi una piaga a sommo 'l petto. Poi sorridendo disse: <<Io son Manfredi, nepote di Costanza imperadrice; ond'io ti priego che, quando tu riedi, vadi a mia bella figlia, genitrice de l'onor di Cicilia e d'Aragona, e dichi 'l vero a lei, s'altro si dice.
E 'l duca mio a me: <<O tu che siedi tra li scheggion del ponte quatto quatto, sicuramente omai a me ti riedi>>. Per ch'io mi mossi, e a lui venni ratto; e i diavoli si fecer tutti avanti, si` ch'io temetti ch'ei tenesser patto; cosi` vid'io gia` temer li fanti ch'uscivan patteggiati di Caprona, veggendo se' tra nemici cotanti.
Ma quell'alma nel ciel che piu` si schiara, quel serafin che 'n Dio piu` l'occhio ha fisso, a la dimanda tua non satisfara, pero` che si` s'innoltra ne lo abisso de l'etterno statuto quel che chiedi, che da ogne creata vista e` scisso. E al mondo mortal, quando tu riedi, questo rapporta, si` che non presumma a tanto segno piu` mover li piedi.
Ond’ ella, che vedea me sì com’ io, a quïetarmi l’animo commosso, pria ch’io a dimandar, la bocca aprio e cominciò: «Tu stesso ti fai grosso col falso imaginar, sì che non vedi ciò che vedresti se l’avessi scosso. Tu non se’ in terra, sì come tu credi; ma folgore, fuggendo il proprio sito, non corse come tu ch’ad esso riedi».
Tu non se' in terra, si` come tu credi; ma folgore, fuggendo il proprio sito, non corse come tu ch'ad esso riedi>>. S'io fui del primo dubbio disvestito per le sorrise parolette brevi, dentro ad un nuovo piu` fu' inretito, e dissi: <<Gia` contento requievi di grande ammirazion; ma ora ammiro com'io trascenda questi corpi levi>>.
Ond'ella, che vedea me si` com'io, a quietarmi l'animo commosso, pria ch'io a dimandar, la bocca aprio, e comincio`: <<Tu stesso ti fai grosso col falso imaginar, si` che non vedi cio` che vedresti se l'avessi scosso. Tu non se' in terra, si` come tu credi; ma folgore, fuggendo il proprio sito, non corse come tu ch'ad esso riedi>>.
Ma quell’ alma nel ciel che più si schiara, quel serafin che ’n Dio più l’occhio ha fisso, a la dimanda tua non satisfara, però che sì s’innoltra ne lo abisso de l’etterno statuto quel che chiedi, che da ogne creata vista è scisso. E al mondo mortal, quando tu riedi, questo rapporta, sì che non presumma a tanto segno più mover li piedi.
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