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Di Alessandro Arrighi L'aspetto sacro e la bellezza rara, eguale a cui non ebbe il mondo ancora; il folgorar de gli occhi ch'innamora il mondo tutto, e quasi sol lo schiara; il parlar saggio, onde la via s'impara di gir al chiaro e uscir dal fosco fora; e l'alto sangue, lo cui ammira e onora chiunque adorno è più di stirpe chiara;

Allor mi dolsi, e ora mi ridoglio quando drizzo la mente a cio` ch'io vidi, e piu` lo 'ngegno affreno ch'i' non soglio, perche' non corra che virtu` nol guidi; si` che, se stella bona o miglior cosa m'ha dato 'l ben, ch'io stessi nol m'invidi. Quante 'l villan ch'al poggio si riposa, nel tempo che colui che 'l mondo schiara la faccia sua a noi tien meno ascosa,

Ma quell’ alma nel ciel che più si schiara, quel serafin che ’n Dio più l’occhio ha fisso, a la dimanda tua non satisfara, però che s’innoltra ne lo abisso de l’etterno statuto quel che chiedi, che da ogne creata vista è scisso. E al mondo mortal, quando tu riedi, questo rapporta, che non presumma a tanto segno più mover li piedi.

Ma quell’ alma nel ciel che più si schiara, quel serafin che ’n Dio più l’occhio ha fisso, a la dimanda tua non satisfara, però che s’innoltra ne lo abisso de l’etterno statuto quel che chiedi, che da ogne creata vista è scisso. E al mondo mortal, quando tu riedi, questo rapporta, che non presumma a tanto segno più mover li piedi.

Allor mi dolsi, e ora mi ridoglio quando drizzo la mente a ciò ch’io vidi, e più lo ’ngegno affreno ch’i’ non soglio, perché non corra che virtù nol guidi; che, se stella bona o miglior cosa m’ha dato ’l ben, ch’io stessi nol m’invidi. Quante ’l villan ch’al poggio si riposa, nel tempo che colui che ’l mondo schiara la faccia sua a noi tien meno ascosa,

Or geme il bosco ed or tace Ora si schiara, or s'oscura; Riposa immobile in pace, Spande la inquieta verdura. Stupido io miro la via Che sale, gira e si perde; Vorrei saper dove sia Più scuro e segreto il verde, Perchè se dai passi miei Col

Ma quell'alma nel ciel che piu` si schiara, quel serafin che 'n Dio piu` l'occhio ha fisso, a la dimanda tua non satisfara, pero` che si` s'innoltra ne lo abisso de l'etterno statuto quel che chiedi, che da ogne creata vista e` scisso. E al mondo mortal, quando tu riedi, questo rapporta, si` che non presumma a tanto segno piu` mover li piedi.

Allor mi dolsi, e ora mi ridoglio quando drizzo la mente a ciò ch’io vidi, e più lo ’ngegno affreno ch’i’ non soglio, perché non corra che virtù nol guidi; che, se stella bona o miglior cosa m’ha dato ’l ben, ch’io stessi nol m’invidi. Quante ’l villan ch’al poggio si riposa, nel tempo che colui che ’l mondo schiara la faccia sua a noi tien meno ascosa,

Però ch’essa mi dice: No, giammai: Non vedi che cammini ne la notte?... Chi ti schiara la via?... Bada, cadrai: Sei sola, sola ed hai le membra rotte, E niuno ha fede in te: non vincerai, Non vedi che cammini ne la notte?...

Ma quell'alma nel ciel che piu` si schiara, quel serafin che 'n Dio piu` l'occhio ha fisso, a la dimanda tua non satisfara, pero` che si` s'innoltra ne lo abisso de l'etterno statuto quel che chiedi, che da ogne creata vista e` scisso. E al mondo mortal, quando tu riedi, questo rapporta, si` che non presumma a tanto segno piu` mover li piedi.