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Nove anni a pena in ciel Febo rivolse, Ch'andò la genitrice a l'ore estreme; Quinci di Creta il genitor si tolse, Perch'ebbe in Cipro d'avanzarsi speme: Dunque su legno, che primier disciolse Fidò se stesso, e noi suoi figli insieme, E non grande tesor: solcammo i mari, E fummo colti da' ladron corsari.

Sant'Aubert nulla dicea. Emilia vide cadere una lagrima sulla mano cui stringeva tra le proprie. Indovinonne ben essa il pensiero; anche il suo era corso alla pietosa memoria della genitrice. Ma Sant'Aubert, rianimandola: «Oh disse reprimendo un sospiro, «la memoria di quelli che noi amiamo, di un tempo trascorso per sempre, gli è in questo istante che si posa sulle anime nostre!

Poi, avvicinandosi al babbo, Giacomino lo fissò, sorrise furbescamente, e gli sussurrò all'orecchio: Mon père, tanti saluti! Il signor Daniele diventò rosso; e cento domande che avrebbe voluto fargli gli rimasero tutte nella strozza. Non voglio scherzi gli disse poi, col tono severo della genitrice. Vergognatevi.

Guido si leva in piedi, muta alcuni passi vacillando; poi sta, e piange. La fanciulla udiva scenderle sopra l'anima quelle lacrime, soavi come il pianto della sua genitrice. Chi è che piange? ella disse; io non avrei creduto che in questo luogo si chiudessero anime più desolate della mia. E guardando il cielo sospirò mestamente.

Impiaga Soliman d'ampia ferita; Dal ferro ebbe bambin scampo felice, Chè per medica man venne a la vita, male il partoria la genitrice; Ma quì sul colmo de l'et

Del decennio l'angoscia mortale Un istante, un accento avea sgombra: Dalla fossa qual reduce un'ombra, Mi stupìan terra ed uomini e ciel. Traversai valli e balze straniere, M'avvïai della patria a' bei lidi, L'Alpe ascesi, ed oh gioia! rividi La natíva penisola alfin. Al dolcissimo letto del padre Egro giunsi, ma giunsi felice: Lui rividi e la mia genitrice; Tra lor braccia mie pene avean fin!

Poi sorridendo disse: <<Io son Manfredi, nepote di Costanza imperadrice; ond'io ti priego che, quando tu riedi, vadi a mia bella figlia, genitrice de l'onor di Cicilia e d'Aragona, e dichi 'l vero a lei, s'altro si dice. Poscia ch'io ebbi rotta la persona di due punte mortali, io mi rendei, piangendo, a quei che volontier perdona.

Piangimi, o dolce genitrice: a Dio No, non è oltraggio il tuo materno pianto; Ma pensa che felice or qui son io, Che degli sposi mi toccò il più santo; Che siccome eri tu l'angiolo mio, Angiolo or son che aleggio a te d'accanto, E, qual tu provvedevi a' gaudii miei, Così di me perenne cura or sei.

Ariberti non s'inalberò, non udì nemmeno la frase esorbitante che la collera strappava alle labbra di suo padre. L'immagine della sua buona genitrice inferma per cagion sua gli aveva messo in corpo la febbre e lo faceva dare in urla così disperate, che perfino il signor Amedeo ne ebbe piet

Essa lo guardò di nuovo a lungo per trovarci l'effigie della genitrice, ma la di lei attenzione servì solo a convincerla essere quello il ritratto di un'altra donna. Finalmente, il padre lo ripose nell'astuccio, ed Emilia, riflettendo di avere indiscretamente osservati i di lui segreti, si ritirò il più adagio che le fu possibile.