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Chi nega l'influenza della primavera sull'amore non ha mai studiato la natura, e vivendo in un mondo artificiale non ha mai sentito il profumo delle prime mammole rifiorire nel suo cuore le aspirazioni alla suprema felicit

Io aveva letto sul suo volto una nuova prova d'amore. Leggiero come l'uomo felice, volai per le scale, e accorsi al negozio di fiori. Mi feci approntare un nuovo mazzetto più bello del primo. Si componeva d'una rosa nel centro, circondata da violette mammole ed eliotropi. Quei fiori esalavano un profumo soave, e dicevano chiaramente: bellezza e modestia, vi amo con ebbrezza. Ritornato a casa, aspettai la solita ora nella quale vedevo la contessa Savina passeggiare in giardino. Intanto io deponeva un bacio sopra i miei fiori e invidiando la loro sorte, insegnavo loro che cosa dovessero dire se ella si fosse degnata di raccoglierli; e parlavo a quegli esseri delicati come si farebbe con dei fanciulli, incaricandoli d'una commissione importante. E pensavo al destino della vita, alla bont

E accennava le mammole che avevano gi

Escì di casa, comperò un mazzolino di mammole doppie, e dopo averlo circondato di una foglia di stagnuola vi chiuse una pietruzza e un bigliettino con queste sole parole: Enrico alla sua adorata Emma. Poi, dopo aver veduto che la finestra di lei era aperta, e che nessuno guardava da altre finestre, slanciò con quanta forza aveva il mazzolino nella camera di lei.

Giselda lo ringraziava, ma senza andare in visibilio neppur lei, come lo avrebbe ringraziato per un mazzolino di viole mammole, o per una scatola di confetti. Forse tutti quegli atti di servitù le parevano naturali, anzi obbligatorii in ognuno che l'avvicinasse: fors'anco vedeva di non avere incontrato il favore del pubblico e la sua dignit

V’era come un odor di vecchie rose, Un odore di mammole appassite; V’era il silenzio de le antiche cose Nel tramonto dei secoli sopite. V’era una lampa giorno e notte accesa Come un triste desìo, sopra un altar, E a me l

Così nella voce, come negli occhi, era una espressione ineffabile di tenerezza quasi paterna. Mentre egli s'era voltato per indossare il soprabito, si sentì sfiorare il volto da qualche cosa, che, descritta in aria la sua curva, venne a cadergli da' piedi. Era un mazzolino di viole mammole, ch'egli si chinò prontamente a raccogliere.

Avendolo aperto, cadde sul tavolo il mazzetto di mammole ed eliotropii colla rosa nel mezzo, che io le aveva gettato dalla finestra nella mia gioventù. Diseccato dagli anni, non aveva ancora perduto ogni profumo. Lo tenni lungamente fra le mani piangendo. Era il mio ultimo tributo al passato. Un mazzetto di fiori secchi, bagnati di lagrime... ecco quanto restava d'un primo amore!...

Quante volte non le aveva egli corse e ricorse da bambino, per cogliervi le viole mammole, o per tagliarsi un arco ne' pieghevoli rami dei frassini! E adesso, che brutto divario! Una bigoncia sul capo e una balestra minacciosa alle spalle. Fattosi, alla bocca del pozzo, cavò di dentro alla bigoncia una secchia e cominciò ad attingere, secondo il costume di tutti i .

E scomparve senza aspettar la risposta. Ma poco stante fu di ritorno, per levar di pena la madre, che teneva viva la conversazione con Ariberti continuando a sorridere, non senza una certa noia pei suoi muscoli facciali. Il primo passo di Giselda fu pel suo tavolincino, dove stavano le viole mammole di Ariberti.