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Appollonia frugava dentro un mucchio di ferravecchi, con la larga schiena curvata a terra, e il faccione, per quella posizione scomoda, più rosso del solito. Che cosa cerchi, Appollonia? Cerco quella chiave, sa bene, la chiave della cassa vecchia lassù in soffitta; m'è venuto in mente che possa trovarsi qui.

Matteo Cantasirena era un solo gemito: tutto un mugolio di gemiti. Il dolore gli sprofondava gli occhi nel faccione abbattuto: sudava, ansava. Ma poi: Sursum corda! esclamava. In alto il core! E coll'orgoglio di essere uscito incolume (senza un soldo!) dagli affari come dalla politica! In alto il core! Il mio concorso al mausoleo di Giovanni di Casalbara, sar

Oh, faceva una ben strana figura quel coso enorme, tutto nero tranne il colletto della camicia, il faccione di luna piena, e le mani, in mezzo a brutti ceffi, e grinte d'assassini, vestiti anche loro a festa, con abiti nuovi che nell'occasione soglion provvedere gli amici, per decoro di corporazione. E benchè avesse ripreso un po' d'animo, a forza di persuadersi che po' poi prove veramente chiare della sua colpabilit

Donna Costanza, la sorella, aveva avuto sempre una particolare affezione per lui; che avevano finito con far tutt'una casa. Era una donna di media statura, grossa, con un faccione rotondo dal naso a ballotta; proprio una botta, come dicevan tutti, ma che aveva tali pregi da far dimenticar quasi la sua bruttezza, per la quale, del resto, in paese non aveva potuto trovare un cane che le abbaiasse. Non è a dire se ciò arrivava all'anima della poveretta che lo sapeva, benchè si fosse rassegnata. Anzi aveva spinto il buon senso a tal punto, da non voler acconsentire a farsi vedere da uno spiantato d'un paese vicino, venuto con un mezzano di matrimoni per conoscerla e sposarla qualora gli piacesse, diceva lui: aveva compreso esser quella una pura formalit

I due vecchi daddoloni crepavano dalla fatica, ma tenevano duro. Il conte da Castiglione, stringato, imbottito in un abito grigio da giovinotto, traballante, con una lunga e larga ciocca di capelli ingommati, che ad ogni scossa gli si rizzava sulla nuca, scoprendogli una fetta pelata di cranio; e Prospero Anatolio col respiro affannoso, gli occhietti bigi, luccicanti, il faccione raso, madido, vestito coll'inseparabile abito nero, lungo e largo. E in mezzo a loro, come un'eco lontana dei vent'anni rimpianti, quella creatura bella e rigogliosa passava e ripassava con vicenda misurata dal cigolio degli anelli che tenevano le corde sospese dentro la spranga di ferro; passava e ripassava ritta, balda, sicura, i capelli che le fremevano sulla fronte e le svolazzavano liberi, dietro le spalle; passava e ripassava respirando dalle nari dilatate, con la bocca semiaperta e le pupille socchiuse, quell'aria fresca e profumata della campagna che le accarezzava la faccia, che le sibilava nelle orecchie, ch'ella sentiva in tutto il molle abbandono del suo corpo, come un'ondata di volutt

Infatti Evelina continuava a scrivere, Pietro Laner a correggere le bozze, e la Gioconda lo stava a guardare col faccione tondo, beatamente stupido.

Grasso, corto, bianco di capelli, con un bel faccione rotondo, mani piccole e ben fatte, e il grosso anello decanale di smeraldo a un dito della mano destra, il cappellano conversava con l'Abadessa, quando il sagrestano introdusse Cardello, che lo avea seguito riluttante e quasi trascinato pel braccio. Ecco, padre cappellano, il servitore che ci vuole per vossignoria.

Sentirete! Una grande idea!... Aspettatemi nello studio! Non vado via, no! rispose l'altro di malumore, quasi con minaccia. Ma oramai anche il Brunetti non era più quello di prima. Erano tutti più quieti, più calmi. Il bel faccione aperto, geniale, simpatico, la sicurezza di Cantasirena, la sua alterezza, le sue espansioni, le sue minacce, le sue collere, avevano ottenuto il solito effetto.

Signor Galli!... Non ho più che lei.... Non ho più che lei!... La mia speranza!... Il mio conforto! Il mio amico! Tutto.... Tutto! E tornò a piangere. Signora.... signora duchessa.... pregava a sua volta il poveruomo, ansante, palpitante... e a lui pure, fra le gocce di sudore scorrevano alcune lacrime sul grosso faccione smorto, sbigottito.

Non c'è che un mezzo, disse poi sommessamente, e avvicinando il bel faccione tentatore, mentre il prefetto rimaneva rigido al suo posto non c'è che un mezzo per vincere a Primarole e a Castellanzo. Per me.... io me ne lavo le mani; e l'ho scritto anche a Roma. Dov'è impossibile vincere, la lotta è inutile e pericolosa. Primarole e Castellanzo sono due rocche inespugnabili.