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Egli seppe resistere alle piaggierie degli arciduchi che che se ne sia susurrato in contrario, ed a causa di ciò, quando il conte di Cavour concepì l'idea dei Ministeri topografici, ei destinò il signor Jacini per quella famosa sinecure dell'agricoltura e del commercio, e poscia per il portafogli più importante dei lavori pubblici.

Dicendo «ho cosí voluto», spero di levare la noia agli eruditi critici di raccogliere una filza di simili anacronismi de' quali desiderai di valermi, non curandomi d'avere il torto a prender de' granchi volontariamente. Nella Marfisa non si tratta del commercio dell'arti dell'agricoltura. Dovrá dunque cadere per questa sola ragione tra i libri disutilacci e da non esser punto considerati?

Il Presidente del Consiglio vecchio e floscio benchè gli scintillassero ancora sotto le lenti gli occhietti furbi; il Ministro della guerra troppo grasso; il Ministro della marina troppo magro; quello del tesoro troppo mastodontico quasi avesse ingoiato il collega delle finanze che infatti non era presente perchè indisposto; il Guardasigilli troppo negletto nel vestire e come tale poco indicato a regger un dicastero che s'intitola di grazia e giustizia; solo i titolari degli esteri, dei lavori pubblici, dell'agricoltura e commercio, delle poste e telegrafi avevano l'aria comme il faut, e avrebbero meritato di salvarsi dalla catastrofe.

Fino al 1847, quando la vita italiana si risvegliò, il barone Bettino viaggiò, sovraneggiò nelle sue torri e nelle sue terre, ove si addisse all'agricoltura e scrisse talune memorie speciali. Egli fece dell'agricoltura sola cosa che resta oggimai all'aristocrazia, la quale non possa più servire il suo paese con le armi, e disdegni servire le corti. Fece dell'agricoltura per il progresso, per la scienza, per ammigliorare le sorti dei suoi vassalli. Il barone Ricasoli ottenne, per i suoi eccellenti vini di Chianti, una medaglia all'Esposizione di Parigi e la croce della Legione d'onore. Nel 1847 egli osò scrivere un Factum, ove espose al Granduca la difficile situazione della Toscana, e domandò delle istituzioni monarchiche secondo le convenienze dei tempi. Leopoldo II non se ne tenne mica per offeso, perocchè il diapason di quell'anno era molto più elevato che le istituzioni monarchiche. Vennero le difficolt

Così stando dunque disposte le cose; essendo giunta l'estate dell'emisfero Nord, e la grande inondazione boreale essendo arrivata alla massima altezza; il Gran Prefetto dell'Agricoltura ordina che si apran le chiuse più alte, e che sia immessa l'acqua nei due canali più elevati a destra e a sinistra della valle (segnati colle lettere m m'nella figura qui sopra). L'irrigazione si estender

Ah, meglio così! disse Enrico. Io da un pezzo temevo di te. Che vuoi? La Ginevra è bellissima, non lo nego; che diamine? anzi l'ho gridato or ora; ma io l'ho sempre giudicata senz'anima. Ti ricordi? Dio le fa belle, poi leva loro l'anima perchè si conservino meglio, come gli uccelli impagliati. Ha ingegno, la Ginevra, ha una rara istruzione, ha grazia, e sto per dire giustizia; ma l'interno è un abisso, che ti manda agli esteri difilato; il suo commercio è geniale, assai più dell'agricoltura, che ella ha lasciata, insieme colle finanze, al marito; ma ai culti più divoti risponde colla guerra, e ti fa venire una matta voglia di affogarti nella marina, rinunziando per sempre alla presidenza del consiglio. Insomma, è una divinit

Diciamo allo scienziato e all'artista: Come puoi tu, uomo di scienza, sospettar nemica tua una dottrina che sopra una fede illimitata nel progresso della scienza in larga parte si fonda, che dal perfezionamento della macchina, dalla prevalenza dell'agricoltura razionale, dallo sfruttamento scientifico di tutte le forze della natura attende ad un tempo e una diminuzione dello sforzo umano e una raddoppiata produzione? Come puoi tu, scrittore e artista, temere il trionfo d'una dottrina che vuole estendere a tutti, nella maggior misura possibile, i godimenti dello spirito, e centuplicare con questo il numero degli uomini atti a comprendere l'opera tua? E se la societ