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51 Che se ben il trovarmi ora in procinto d'uscir di vita m'era acerbo e forte; pur mi sarei, come è commune istinto, dogliuta sol de la mia trista sorte: ma ora, o prima o poi che tu sia estinto, più mi dorr

Carlo da un lato i suoi tutti raguna; da l'altro son quei d'Africa e di Spagna. Nel mezzo non appar persona alcuna: voto riman gran spazio di campagna, che per bando commune a chi vi sale, eccetto ai duo guerrieri, è capitale. 81 Poi che de l'arme la seconda eletta si diè al campion del populo pagano, duo sacerdoti, l'un de l'una setta, l'altro de l'altra, uscir coi libri in mano.

PANURGO. È un piacevolissimo buffone che altro di danno non ará potuto fare alla casa che di alcuna cosa da mangiare. Eccoci per rimediare al tutto. GERASTO. Orsú, perché l'inganno avea abbagliato a tutti e ci sono occorsi atti e parole in pregiudicio commune, si perdoni l'un l'altro. NARTICOFORO. Cosí si facci. PANURGO. Cosí si facci.

Poco anzi, con gli occhi bassi come se volesse nasconder il volto sotto le ciglia; ma ora lo schiavo l'ha fatta alzar la testa e star di buona voglia. MANGONE. Potrete far ben libero conto, d'oggi innanzi, che la casa sia piú vostra che mia o almanco commune.

54 Si fe' quivi arrecar più d'una fune, e con nodi correnti adattò presto; ed alle gambe ed alle braccia alcune fe' porre al conte, ed a traverso il resto. Di quelle i capi poi partì in commune, e li diede a tenere a quello e a questo. Per quella via che maniscalco atterra cavallo o bue, fu tratto Orlando in terra.

GIACOCO. Si perdoni a tutti, che nquesta commune allegrezza non resti alcun discontiento; se bene è stato no piezzo de catapiezzo d'aseno. Pedante. «Mihi gaudeo,

ESSANDRO. Ecco ch'io non posso non chiamarmi vinto dal nobilissimo animo vostro. Conosco che veramente m'amate. PANURGO. O Alessio carissimo, come comparite a tempo! parmi questa una ventura dal Cielo. Voi solo mancavate al buon disegno. ALESSIO. Eccomi al tuo comando, Panurgo caro. PANURGO. Tu, Alessio, sei l'istesso e commune aiuto degli amici; però aiutaci: il bisogno ne fa importuni.

Dico dunque che, come quel pontefice, che ciò ordinò, con una provisione giusta per indiretto venía a proibire alcuni disordini e cause che generavano penuria, nel suo Stato, di moneta, e con quella causava che l'accidente commune del trafico somministrasse la quantitá di denari che non somministrava in detto Stato conforme la qualitá del luoco, impedendo e alterando i mezzi co' quali si causava detta penuria: perché con maggior facilitá non si può impedire in questo regno l'effetto che causano l'entrate o industrie che tengono forastieri in Regno, essendo molto piú disposto il Regno d'introdurre diversi e diversi mezzi, come si dirá, nel tempo detto di sopra?

GERASTO. La mia casa sará commune a tutti; se ben non posso onorarvi come si conviene, supplisca dal mio canto l'affezione. Narticoforo, mandáti a chiamar Cintio. NARTICOFORO. Olá, togli questa crumèna, paga l'oste, che ti dii le valiggie, e mena teco Cintio in questa casa.

Oltre di ciò dico che il far fare i danari a sue spese sará cosa fatta per utile e conto di ciascun particolare che cosí gli avrá fatto fare, come è il far fare vasi o altre simili cose, perché nello spendere i danari e nel riceverli si dará e si piglierá di quegli istessi over d'altri in altre cittadi e provincie con i medesimi ordini fatti, come se ciascuno avesse fatto fare vasi col suo argento per uso suo; e tutto ciò sará cosa reciproca e commune a tutte le genti in universale, essendo che ciascuno piglierá da altri i danari per i medesimi valori, e con la medesima quantitade in peso di oro puro e di fino argento, con la quale ciascuno avrá fatto fare li suoi.