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Quella lettura mi trasportava, mi commoveva, m'irritava volta a volta, m'interessava sempre. Molte volte rilessi un periodo che mi riguardava, e rimasi assorto cogli occhi fissi alle finestre della casa di contro, pensando con un misto di gioia e di rimpianto, quanto ero stato amato.

Tutti urlavano; molte mani eran levate in alto, e qualcuno in fondo, innanzi a una tabella azzurra dalle diciture bianche, scriveva. Di tanto in tanto l'urlìo saliva di tono, la folla si commoveva violentemente, le mani s'agitavano convulse, e gli uomini sul fondo scrivevano sempre; poi riprendeva il gridare spezzato e insistente.

Per un mese di seguito Massimo e Luisa si erano riveduti spesso, ma per pochi minuti, sempre. Quando egli si affacciava al balcone, alla mattina, la trovava lavorando dietro alla persiana, e vedeva, al brillare di quegli occhi, che essa lo aspettava: quando egli rientrava alla sera, trovava la porta di Luisa socchiusa, ella dietro la porta, sorridendo, e si scambiavano qualche parola. Due volte, attirato da quell'irresistibile fascino di giovinezza, da quella irradiazione simpatica che mette attorno a l'amore, egli era andato a farle visita e contando di restar poco, era poi restato molto, tanto l'ingenuo e profondo amore della fanciulla lo commoveva. Egli la trattava con una tenera cortesia, con un'affettuosit

Vedremo, cara.... penseremo insieme!... Ma tu non tremare così.... non aver paura per me.... Rassicurati.... credimi.... non hai nulla a temere. Anche il Casalbara parlava assai sommessamente, colla voce rotta, velata. Quella fanciulla così buona, che non vedeva altri che lui, che non pensava che a lui, alla sua vita, alla sua sicurezza, lo commoveva profondamente. Va via! Va via!

La Passione di N. S. G. Cristo, «poesia dell’Abbate Pietro Metastasio romano», commoveva nella «musica del sig. Giovanni Paisiello, Maestro di cappella napolitano»; i Pellegrini del sepolcro di N. S. «del sig. D. Stefano Benedetto Pallavicini» con quelli «del celebre sig.

La Maddalena era troppo romanzesca per badare al denaro; per lei l'ingegno era tutto. Si innamorò d'un attore drammatico affatto ignoto, che era succeduto al cronista del giornale di teatri, nel sottoscala. Era poverissimo, ma si sentiva destinato alla gloria. Ammirava la cultura straordinaria della sartina; la dichiarava capace di comprenderlo, e sovente la sera recitava per lei sola delle scene, che nessun altro attore sapeva interpretare. Tutta la famiglia si commoveva, piangeva, lo trovava sublime. Poi, «con quella bont

Ciò commoveva anche più i cittadini che rimanevano. E nondimeno moltissimi (i parenti poi v’eran tutti) li vollero accompagnare anco più oltre del limite stato permesso, quello cioè della porta di Ripalta. Al che gli stessi nemici non seppero opporre. E guai a loro se in quella generale esacerbazione l’avesser fatto! Troppo era il dolor disperato che que’ cittadini provavano nel lasciarli, quando essi oltracciò dovevan rimanere in balìa degli avversari! Per quel tratto poi, e sul momento dell’addio, tanti furon gli amplessi e i caldi baci, e i singulti, che non sapevan distaccarsi da loro! Ed oh! pe’ poveri esuli quale addio! Un saluto di caldo affetto lo davano non solo ai parenti e agli amici, ma anche a quelle mura paterne che con tanti stenti e sacrifizi lungamente avevan difese, e dove lasciavano ogni cosa più caramente diletta; e chi sa! forse per sempre! Novello e doloroso spettacolo fu a vedere tanti prodi, chiusa in petto l’amara doglia del vinto e dell’esule, privi quasi di tutto, andarsene confinati in un luogo alpestre, e nella quasi certezza d’essere anco l

E la luce moriva. E Pietro non si moveva, non si commoveva; teneva ancora gli occhi bassi e la mano scarna allungata in mezzo alla mensa. Incapace di reggere quello strazio, mi slanciai all'uscio, l'apersi e gridai: Giuseppe, una candela! Ma era tardi. Un sibilo acuto, lamentoso, prolungato come il rantolo di un morente; e la tenebra, la paventata tenebra ci avvolse.

Bravo! gridò Antonietta, che si era alzata anch'essa e si era avvicinata a Roberto, tendendogli la fronte sulla quale egli dava un bacio caldissimo. Roberto Gandi non era un vero e proprio musicista, ma aveva al canto una innata disposizione; ogni bella armonia lo commoveva. Ripeteva i pezzi migliori delle opere che udiva, ne parlava con un linguaggio ardentissimo.

Cantasirena li accoglieva sempre a braccia aperte e apriva loro anche la borsa. Si commoveva, pieno di contentezza nel rivederli, anche quando non li aveva mai visti; poi, quando tornavano i giorni della bancarotta e se ne andavano tutti com'erano venuti, Matteo Cantasirena, per il primo, non se ne ricordava più.