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sai, quella che ti assilla insino al fondo, l’inconfessato orror della vecchiezza sola, senza una casa, una carezza, un bambino, un perchè d’essere al mondo....

lo ’ntento rallargò, come vaga, e diedi ’l viso mio incontr’ al poggio che ’nverso ’l ciel più alto si dislaga. Lo sol, che dietro fiammeggiava roggio, rotto m’era dinanzi a la figura, ch’avëa in me de’ suoi raggi l’appoggio. Io mi volsi dallato con paura d’essere abbandonato, quand’ io vidi solo dinanzi a me la terra oscura;

Ammonirmi non giova, minacciarmi. La vendetta ha i piedi silenziosi della colomba? Non proteggo le mie spalle, mi volgo indietro. mai degno accertarmi se mi sia a favore il dado tratto. Non mi risparmio, no, chiedo d’essere risparmiato. Tutto codesto mi par miseria. Ma andate, se è venuta la vostra sera, andate dunque a pregare. Mortella.

Misteriosi e lieti m’accompagnano, nel mio cammin fatale, questi canti; e i monti, i fiumi, gli alberi mi dicono: «Coraggio Arunto! Avanti, avanti, avantiMa tu, di gloria mio sogno dolcissimo, vanisci a poco a poco; e invano della mia perduta audacia ora il ritorno invoco. Fleno La pace sia con te! Arunto Oh! Credevo d’essere solo. Fleno E sei solo, difatti. Arunto E tu? Fleno

Risvegliatosi tutto ad un tratto a motivo d’un sogno spaventoso, alzò la testa sonnolenta, si sorprese di non essere a letto, poi si ricordò del motivo dell’aspettativa, guardò d’intorno, e rimase meravigliato d’essere ancora solo. Guardò l’orologio e diede un guizzo, era passata la mezzanotte!

Io mi volsi dallato con paura d’essere abbandonato, quand’ io vidi solo dinanzi a me la terra oscura; e ’l mio conforto: «Perché pur diffidi?», a dir mi cominciò tutto rivolto; «non credi tu me teco e ch’io ti guidi? Vespero è gi

²³⁶ Idem, 208. Chi mai potrebbe supporre, a priori, che i Cristiani, la cui religione aveva la sua ragion d’essere in una reazione contro l’immoralit

Andrea si mise a rimproverare Pasquale per tutto il tempo che passava colla spazzola in mano intorno al cavalletto dei finimenti che non avevano bisogno d’essere tanto lucidi, mentre trascurava molti altri lavori più utili, dei quali dovrebbe occuparsi se non fosse tanto poltrone.

La Rondine. O malinconia! Perché, Mortina? E io che ti credevo tanto contenta d’essere rivenuta alla Guinigia, dopo questi tre anni! Mortella. Tu sei piccola, Gentucca: tu sei una rondinella bianca e nera. Tu hai il tuo piccolo cuore gonfio di primavera. Respiri come in una storia inventata. Non capisci. Io parlo della vita. La Rondine. Oh! Mortella.

Ogni volto che a lampi appare e spare forse è il mio: chè mio corpo non è questo solo ch’io sento e curo e movo e vesto: chi vi noma e vi scinde, onde del mare?... D’essere innumerevole è mia gloria e mia superbia; e multiforme, come te, folla; e in preda a tutti i venti, come te, che a folate scardini la storia;