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Io non so quando torno: debbo andare ad esigere del denaro sino a Porta Capuana, dalla mamma di Ciccillo. Vicenzella arrossì: e, per un momento, la voce le tremò. Non la maltrattate, ma' disse piano. L'interesse è una cosa e l'amore è un'altra, disse gravemente l'usuraia, scuotendo i soldoni, Ciccillo si mangia tutte le fatiche di sua madre.

Li raggiunse, li divise: Assassino, assassino! urlò come una bestia ferita. Ebbene? disse Ciccillo freddissimamente, che c'è? Ella non rispose, guardandolo con gli occhi stralunati. Vattene subito a casa tua, comandò lui. Me ne vado, me ne vado subito, singhiozzò lei, implorando.

Vicenze', io vengo con te, mormorò la sorellina. , , disse Vicenzella, impazientita, rimettendosi i soldi in saccoccia. Ma un giovanotto tutto agghindato si fermò innanzi a Vicenzella. La grazia vostra, disse lui, toccandosi il cappello alla sgherra. Padrone mio, Pascalì. Vi debbo fare un'imbasciata. Vi manda Ciccillo?

Stamani, io, per il primo, ho esaminato il corpo del vecchio per accertarmi s'egli era morto; assicuro V. E. che quel corpo era straziato dai denti degli animali, dalle punture degl'insetti nocivi, forse dai rovi che il vecchio nella sua demenza non sapeva scansare, dalle stesse intemperie, ch'io ho detto, se non si fosse impiccato, avremmo trovato uno di questi giorni Ciccillo morto lungo la strada della foresta.... E debbo aggiungere un particolare a V. E. Sembra che il povero Ciccillo non avesse idea di uccidersi.... Il casiere del castello dice che stanotte ha udito dare varii colpi sull'uscio, ma ha creduto fosse il vento che smuoveva i battenti.

Vi saluto: e grazie. Ciccillo viene? Fra una mezz'oretta è qua. Salutatemelo, Pascalì; ditegli che scusasse, se sono tutti soldi. Non fa niente. Ella restò pensosa, un momento, mentre Pasqualino se ne andava, facendo scricchiolare le sue scarpe.

Vicenzella non bevette il bicchier d'acqua, ma se lo versò sulle mani, rasciugandosele al grembiule di cotonina azzurra. Quel polipo appesta, mormorò, e Ciccillo non può soffrirne il mal odore. Tanto gentile, è? È un signore, Mariagra'; che ci vuoi fare! Ciccillo non è per te, Vicenzè, senti chi ti vuol bene. Ciccillo dev'essere, ribattè brevemente Vicenzella.

Più che mai, ora, ficcava gli occhi nell'ombra, per vedere se colui che aspettava dalla mattina, spuntasse. Non badava ai golosi pescatori che venivano a comperare le spighe arrostite, due per un soldo, non badava alle parole di Maria Grazia, l'acquaiuola, che cenava con un soldo di spighe e le diceva di lasciarlo stare, Ciccillo.

Altre cure, altri dolori, e la tendenza all'oblìo, forse, la sola cosa che renda la vita tollerabile, fecero scordare il delitto del parco di Mondrone. In breve non si parlò più di Roberto, del conte di Squirace. Ciccillo Jannacone tornò al suo lavoro: stette mesi senza dir parola, sempre convinto della innocenza del figlio. Domandò di vederlo: gli fu negato.

Dopo l'elevazione, Andrea Marrato, il più ricco contadino dei dintorni, e che si sapea, da diecine di anni, nemico acerrimo di Ciccillo Jannacone, corse ad abbracciarlo. Quindi i due vecchi rimasero inginocchiati l'uno accanto all'altro. La commozione era in tutti gli animi. Ma anche a Napoli tutti si occupavano dello strano, atroce delitto.

Stasera, vedi, avevo promesso a Ciccillo, a quel povero fratello mio, così buono, di fargli certi maccheroni con le alici e con l'olio, che gli piacciono tanto. Sta fresco! Pane e acqua se li vuole. Gli piacciono assai? Assai. Questi sono venti soldi, Carmela, fagli trovare i maccheroni. E che vuoi fare? Se lo sa lui, mi grida! Io non li prendo.