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La signora duchessa, tornò a dire il presidente, conferma, dunque, la sua deposizione scritta? , rispose nettamente questa volta Enrica che vedeva necessario l'uscir presto da tali angustie, e voleva profittare dell'aiuto portole destramente. Ha ella veduto il nominato Roberto Jannacone gettare dal ponticello, detto dell'Inferno, nel parco di Mondrone, il conte di Squirace?

Il collo nudo, il petto nudo, le gambe quasi nude, era bello a vedersi come una statua: come un Apollo o un Antinoo. Cristina, non sappiamo con quale pretesto, lo aveva tratto nelle stanze della padrona, mentre essa un giorno correva i campi, e s'era trattenuta con lui. Più tardi Roberto Jannacone riusciva a confabulare con Enrica.

Enrica correva sola, una domenica, poco innanzi il crepuscolo, fra le alte erbe.... Non s'era accorta che qualcuno la seguiva da un pezzo. Due braccia di ferro l'avvinghiarono. Vi fu una lotta disperata. Enrica si difendeva con morsi, coi pugni, con le unghie, con uno stile, che aveva fra i capelli, infliggendo ferite nel braccio di Jannacone, che spargeva sangue.

Dopo un breve silenzio, ella disse a Adolfo: Non voglio esser sola nel far un'opera buona: voi mi aiuterete a compiere ciò che vostro padre desiderava: a provare, se è possibile, l'innocenza di Roberto Jannacone.... Mi sembra quasi appartenere alla sua famiglia, aver un dovere di amarlo, di proteggerlo, dopo ciò che ho udito di lui.... Diana!

Poco ho da aggiungere a V. E. Il nominato Ciccillo Jannacone, da qualche tempo, era pazzo. Avea, da molto, lasciato il suo lavoro, e girava sempre intorno al parco: si recava spesso, sopra tutto di notte, alla casetta ove avea passato tanti anni: e vi è stato visto più volte, seduto sugli scalini della porta.... Un contadino l'ha veduto arrampicarsi al muro e baciar più volte il davanzale della finestra della camera, gi

Egli sopportava; aveva un suo disegno: quella ragazza appariscente gli metteva addosso ben altro fuoco che i ferri arroventati. Cristina non vedeva di mal occhio che la padrona si dilettasse della compagnia di Jannacone, per farlo disperare, tormentarlo in ogni modo.

Pover uomo! mormorò Enrica e si calò la veletta sul volto. Intanto pensava sono sbarazzata del mio primo marito! Per tutti, ormai, in fatti, Roberto Jannacone era morto. Viveva un uomo, cui era stata fatta la grazia di parte della sua condanna, e si chiamava l'ingegnere Amoretti. Anche Cristina, pochi giorni dopo, avea saputo la morte di Roberto.

Roberto Jannacone.... l'avete voi conosciuto? chiese Diana, la quale da molto tempo, senza che sapesse il perchè, si appassionava tanto pel disgraziato prigioniero. Se l'ho conosciuto? era mio camerata: un tempo, il mio migliore amico.... Ci confidavamo tutti i nostri piccoli dispiaceri, passavamo insieme le domeniche, e, negli altri giorni, ogni ora in cui fossimo liberi.

E su tali argomenti si parlava anche nel salotto, ove il marchese Piero, Diana e il Venosa aspettavano la principessa, si accorgeano del tempo che passava. Diana stava attentissima: non perdeva una sillaba. Il marchese Piero insisteva nel dire che la famiglia degli Jannacone avea voluto tribolare in ogni modo i duchi di Mondrone e la loro gente.

Sa la Corte il motivo di tale provocazione?... Che rapporti potevano esservi fra il gentiluomo e il figlio di Cicillo Jannacone?... Come mai la duchessa, debole, ammalazzata, che avea appena partecipato alle feste in onore del padre, si era di tanto allontanata dalla sua villa e, sola, si trovava nel punto più remoto del parco?