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E senza badare alle smorfie dell'ammalato, il dottore andò ad aprire la finestra e tornò a fare il suo esame: Nessun peggioramento, disse, ma d'altra parte nessun modo d'impedire lo sviluppo d'un malanno serio, se non muti vita... pensaci.... Ci penso. Senti delle punture?... No.... Hai degli abbagli? No.... Vedi doppio qualche volta?

ARPIONE. Sarò io cosí assassinato da voi? CRICCA. Ah, di grazia, signor Albumazzaro! ALBUMAZAR. Non te lo dissi io? RONCA. Non ti lasciarò mai se non ti farò passare il cuor di mille punture. ARPIONE. In mezzo la strada, di giorno, assassinio grande! RONCA. Tu non scapperai vivo dalle mie mani. ARPIONE. A me questa, eh? CRICCA. Misericordia misericordia!

E chi dice adesso? rispose il Dal Bono, che non vedeva senza apprensione questo colloquio. Dico che parlerò.... Intanto passerò nella mia camera.... Ahi!... Sempre queste punture.... Se Bruni s'ostina a non voler ordinar nulla, bisogner

Egli aveva un po' paura. Anch'egli era stato colpito da quelle punture d'ago che ripetute fanno quasi peggio che una buona coltellata una volta tanto, ed era venuto alla conclusione di chi si trova nel caso suo, che cioè l'amore come distrazione e sollievo è la miglior cosa che vi sia sotto al sole, ma che quando minaccia di prendere un posto troppo grande nella vita non può diventare che una noia o un dolore, e che bisogna perciò sfuggirlo.

Ora che Ubaldo aveva sentito tutti gli strazi della miseria, tutte le punture continue e dolorose dei sacrifizi, si era fatto accorto, non sprecava più, non sacrificava nulla alle apparenze. Maria viveva comodamente, ma viveva come il giorno che da Milano era venuta a Roma, quasi le sole risorse della famiglia consistessero nella paga di Ubaldo.

La contessa Ginevra raddoppiò d'amore sopportando ammirabilmente le sciocche punture del conte, che incapace di sospettare la loro passione, e passato naturalmente al partito di Corte, si divertiva a canzonarli di quel fiasco. La sua scempiaggine cresciuta cogli anni e nella nuova vanit

Lo lesse una, due, tre volte sospirando; ma fattosi animo, si picchiò sul petto una palmata e proruppe: «Oh! alla fin fine anche questo è un rimedio! Avvenga che può; meglio morire d'una cannonata che a furia di punture di spillo

Fra tali pericoli cresceva immacolato il candidissimo fiore della innocenza di Diana: il Venosa stesso però non si spaventava; conoscendone l'illibato, forte carattere, della corruttela ond'era attorniata e dalla quale sperava toglierla presto. Ma il marchese non voleva, come sa il lettore, tale unione: e Diana stessa avea provato verso il Venosa le punture della gelosia, della diffidenza.

Quando mille punture sottili, dispietate, Fan l'anima bersaglio, invece d'un usbergo Son lancie i vostri detti, che dinanzi, da tergo, Si conficcano ovunque, fitte ed avvelenate. Quando l'esulcerata anima vi domanda Una stilla soltanto d'un balsamo leniente, Son le vostre parole pioggia d'olio bollente Che stride, ed esacerba la piaga miseranda. Sa tutto questo l'animo.

LIDIA. Non sapete voi che i vostri travagli son miei? come sia possibile che voi passando un minimo travaglio, a me non sieno vive punture nell'alma? CINTIA. Di grazia, badate a' casi vostri. LIDIA. Dunque, cosí tosto vi son uscita dal core? CINTIA. Dal cor voi non ne sète uscita, perché non ci entraste giamai.