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Dopo queste parole il Cavaliere primo venuto si muove in soccorso del suo compagno, che, sopraggiunto dal Monforte di un colpo di lancia su la spalla destra, era stato costretto a lasciare il Vandamme, il quale fu miseramente calpestato dal suo cavallo, e piegare dal lato sinistro per modo, che, se non avesse puntato l'asta per terra, sarebbe per certo caduto; ma così presto si addirizzò, che lo Stendardo, avendo preso la mira bassa per ferirlo, piantò l'asta in terra. Il Cavaliere primo venuto, giungendo a gran corso, urta le spalle dello Stendardo così fieramente, che questi battendo col viso su le barde del suo destriere si sconcia il naso, e due o tre maglie della visiera gli si incarnano nelle guance; quindi continuando percuote il Monforte, e rompe nel suo usbergo la lancia; levata tosto la spada, si d

Le turbe in pria su l'ampio campo andaro, Che 'n pace avean per la Cilicia albergo, Il fianco cinte di ritorto acciaro, E l'arco in pugno, e faretrate il tergo; Non d'altro il busto, che di seta armaro; Sprezzano i Turchi luminoso usbergo, portare elmo in testa han per costume; Ma tele attorte, e gran cimier di piume.

I carbonari, quantunque Guido comparisse senza usbergo fra loro, sbigottirono come il Pastore allo apparire di Erminia: senonchè Guido a rassicurarli incominciò: Viva San Tebaldo. e chi l'onora. I carbonari si guardavano in viso irresoluti. Però uno di essi, cui tornarono a grado le sembianze di Guido, riprese: Lodato sia; ma la fatica del carbonaro è molta, il guadagno scarso.

OTTAV. Tu piangi?... Me dall'infamia e dai martír, deh! salva: da morte, il vedi, ogni sperarlo è vano. Salvami, deh! pietade il vuole... SENECA E quando... io pur volessi,... in brev'ora,... or... come?... Meco un ferro non ho; giunge a momenti Nerone... OTTAV. Hai teco il velen sempre: usbergo solo dei giusti in queste infami soglie. SENECA Io,... con me?...

118 Armato era d'un forte duro usbergo, che fu di drago una scagliosa pelle. Di questo gi

Fu Valguarnera, ei con faretra al tergo Arco tendea, che formidabil suona, E spingea stral, cui non reggeva usbergo; A costui Timassarco alto ragiona: Se la virtù, c'ha nel tuo core albergo Felicit

Che fu mirar dentro dorato usbergo Con aste invitte e fulminose spade Battere allor de' Saracini il tergo, E d'atro sangue dilagar le strade? Qual torna sbigottita al chiuso albergo, Se da torbido ciel grandine cade, Vaga schiera d'augei rapidamente, Cotal vinto fuggì l'empio Oriente.

Ma il ferreo usbergo è scudo al Rosso, che scosso a tanto ardire gl'immerge nella gola il provocato acciaro: e mentre quei versa il sangue e la vita, gli calca il petto coll'orgoglioso piede e l'insulta. Così il Rosso ti calpesta: così qui fosse teco tuo figlio, e andasse ogni tuo congiunto come te e la tua Rocca, fuoco ed ombra.

La st. 25 della min. finisce in questa guisa: pur l'orgoglio in Turacan vien meno; Anzi al gran Cavalier trafigge il tergo, resse alle percossa il forte usbergo. Seguita poi la st. 26. Con ferrat'asta al Cavalier impiaga Di nuovo il fianco ecc.

Con empia destra non visibil toglie Al duce invitto il saettato scudo, E de la spada lo disarma, e scioglie Da l'elmo il capo, e fa vederlo ignudo. Quinci i Turchi infiammati, ognun raccoglie Novo ardimento ed in battaglia è crudo. Ma Pirro al gran guerrier trafisse il tergo, resse a la percossa il forte usbergo.