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Era la notte del 20 settembre; l'ultima gente stava per rincasare. Improvvisamente giunse la notizia della resa di Roma. Fu uno scoppio, una vampa. Tutti corsero a casa per comunicare la buona novella; usci e finestre si aprivano, i dormienti destati di soprassalto si affacciavano alle vie, bianchi nelle camicie come fantasmi: si scambiavano parole, erompevano grida.

Inoltre il signor conte portava le camicie di flanella coi colletti rovesciati: aveva l'antiestetica abitudine di legare le mutande su le calze, per modo che bene spesso si scorgevano giù pendere i legacci: ignorava almeno a giudicar dall'esterno l'uso degli stiracalzoni; e non soltanto fumava degli orribili mezzi toscani, ma, quel che è peggio, giungeva al punto di tagliuzzare con un coltello da tasca un mezzo toscano, ne imbottiva la pipa e fumava come un plebeo.

Era costui un bel ragazzo laureato di fresco, sempre inappuntabile nelle sue camicie, come di rado sono i signori medici. Mezzo letterato, mezzo artista, amico dei giornalisti, quasi sempre innamorato d'una qualche contessa tisica, cercava tutte le occasioni per mettersi in vista. Quale occasione migliore d'un duello, che avrebbe fatto le spese dei discorsi di tutta la citt

In complesso non mi lagnavo; tolto di alcune feste in cui vedevo le mie compagne andare alla sagra tutte vestite in ghingheri, ed io non potevo accompagnarle; prima perchè non avevo abito, scarpe, nulla; poi chi avrebbe avuto cura della casa e di mio padre? Il mio destino era questo. E non ti capitò allora di prendere marito? Com'era mai possibile? Avevo due camicie in tutto!

Garibaldi poscia andò a collocarsi solo e ritto, siccome statua sovra piedestallo, sulla calva cima del monte. Visibile a tutti gli sguardi, vedevalo anche il nemico e salutavalo con una pioggia di granate che cadevangli intorno o scoppiavano in alto. Cinquemila camicie rosse in una serie di curve parallele gli fiammeggiavano ai piedi, formidabili e pittoresche.

Io l'ho veduta dall'alto di Villa San Giovanni cannoneggiando una povera batteria che le povere camicie rosse avean edificato sulla punta del faro, con due cannoni borbonici, e l'ho contemplata con orgoglio, per esser legno italiano, da poter comparire con decoro al cospetto delle fregate suddette.

Quelle, ch'eran cortine alle finestre, son or camicie a' miei figli infelici. Coltrici, drappi e fino alle canestre son ite al ghetto, pegno a quegli amici; altro non ho che miserie ed affanni e lo sperar che Dio mi tronchi gli anni.

ARTEMONA. Oggi vi sono stata: e la fante mi la ha fatto parlare, sotto quelle camicie; ed io da lunge mi mossi per ordir la buona tela. Ma costei se n'accorse nel principio: onde mi colse ben, ché è gran ventura ch'io ne sia ritornata senza offesa. Ma ancor, per questo, non aver pensieri; ché, anco che crepi, le vo' trar del capo la bizzarria.

Giunto Gano, lettor, convien che noti ch'ei volle a' frati levare il mantello, dicendo che indulgenza era a far quello. Poi, detto il Benedicite in tuon basso, cominciasi a mangiare alla papale. Diceva Gano a Berta a questo passo: Avete voi spedite allo spedale quelle camicie rotte, e broda in chiasso a' pover di contrada, che stan male?

Il direttore batte di nuovo la bacchetta sul leggìo, fa un segno speciale al contrabasso di sinistra, che non smette dal voltare pagine di musica, e.... tac-tac si affronta una indemoniata sinfonia di Berlioz, nella quale tutti hanno da sudare un paio di camicie, specialmente il contrabasso, che nell'orchestrina limitata, deve sostenere quasi tutto il motivo dominante.